ParsifalL’informazione “di Palazzo” prima vittima del governo

Se c'è un segnale del mutamento provocato dall'arrivo del nuovo governo è il ritorno dei sempiterni "arcana imperii". Ovvero che la comunicazione politica , pur in una società-spettacolo, si ritrae...

Se c’è un segnale del mutamento provocato dall’arrivo del nuovo governo è il ritorno dei sempiterni “arcana imperii”. Ovvero che la comunicazione politica , pur in una società-spettacolo, si ritrae dal “generone romano” che ha costruito per tanti anni un’informazione rutilante e piena di effetti speciali, che bruciava tutto nell’annuncio e nella polemica. Basta sfogliare negli ultimi giorni le pagine dedicate alla poltica dei quotidiani più titolati per trovare un senso di “vuoto” (al di là della nuvola d’incenso intorno alla sobrietà del professor Monti) che tradisce sconcerto, disorientamento e qualche iniziale punta di esplicita insofferenza.

Come se il fiume alluvionale di retroscena, congiure, interviste glamour e gossip all’insegna del “privato è politico” (con il compiacente effluvio di valanghe di intercettazioni “sfuggite” al segreto investigativo) andasse rapidamente disseccandosi, lasciando i prìncipi del notiziario privi di materia e drammaticamente di ruolo. Come se appunto la tumultuosa ed infinita moltiplicazione di Dagospia in forme e su organi ben più sussiegosi si ritrovasse all’improvviso senza lavoro.

Il silenzio dei ministri (compresi quelli di provenienza dalle carriere pubbliche, competenti civil servant abituati a interloquire con l’universo romano) è insieme scolorito e angosciante, privo altresì dei tramiti collaterali degli uffici stampa e delle segreterie particolari aduse a lasciar filtrare gossip golosi. E forse qualcuno si sta interrogando se è sopraggiunta la vera e propria calamità di doversi per forza “occupare” di politica. E cioè decidersi a seguire il lavoro parlamentare nelle commissioni e negli altri ambiti istituzionali dove si dibattono e poi si prendono decisioni effettive che toccano realmente la vita della gente.

E quindi conoscere dal di dentro le complesse procedure e i noiosi meccanismi costituzionali che presiedono al funzionamento degli organi rappresentativi. E, quanto ai contenuti, entrare nel misterioso sacello dei mercati e degli spread, accorgersi ahimè che tutto d’un colpo esiste l’Europa che comanda e condiziona, masticare un grumo di realtà geostrategiche e di trapporti internazionali, saziarsi di indigesti Bocconi (con la maiuscola please) di economia reale e non parassitaria conduce l’informazione di Palazzo ad un salto tragico e probabilmente impossibile.

Tutta la “competenza” accumulata negli anni sul cicaleccio infinito e sulle questioni più serie dei numeri e delle alleanze si dimostra utensile inservibile se non controproducente di fronte al severo stile “nordista” dei professori e dei manager. E sotto sotto si comincia già a tifare per una vita breve del governo e una più prossima corrida di elezioni anticipate. Perchè il prezioso know-how sugli amori e gli umori, sui sudori e i bollori di un complice e ridanciano ceto politico non può finire archiviato nella soffitta delle luccicanti cose di pessimo gusto. Ancora non si dice, ma già si inizia a pensare. Aridatece il Puzzone….

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