Mario Monti ha appena terminato di leggere la lista dei componenti del governo. Si tratta indubbiamente di persone capaci, che hanno le competenze indispensabili per cimentarsi in un compito non facile. Nelle prossime settimane, quando sarà più chiaro quali iniziative il governo prenderà per affrontare la crisi, saremo in grado di valutarne la probabiltà di successo. Per ora mi limito a osservare che l’assenza di esponenti di primo piano dei partiti che dovrebbero sostenere l’esecutivo, o di persone – come Giuliano Amato e Gianni Letta – con esperienza di governo e sensibilità politica, corre il rischio di mettere in pericolo il successo del tentativo di Monti. Un governo “tecnico” – espressione impropria, ma che usiamo per intenderci, anche perché ormai è entrata nell’uso comune – diventa facilmente un governo “figlio di nessuno”. Una caratteristica che nelle presenti circostanze potrebbe rivelarsi una fatale debolezza. La crisi in cui ci troviamo a detta di molti autorevoli osservatori dipende in parte dalla scarsa credibilità dei ripetuti impegni di portare sotto controllo il debito pubblico presi recentemente dai nostri governi. Da una situazione del genere si potrebbe uscire annunciando e mettendo in opera un programma di riforme strutturali dal lato dell’offerta che, creando le condizioni per la crescita economica, allontanerebbero lo scenario più drammatico: quello di una penuria di liquidità che diventa una crisi di solvibilità. Nel breve periodo, come ha sostenuto Michele Salvati nel suo ultimo libro, è difficile immaginare che questo obiettivo possa essere perseguito in modo equo. La crescita è più urgente, ammette a malincuore Salvati, all’equità penseremo in un secondo momento (che, ovviamente, si spera non sia troppo lontano nel tempo). Può un governo senza politici, senza persone che possano trarre sostegno morale dalla propria legittimazione popolare, riuscire nell’impresa? Staremo a vedere, ma la cosa presenta difficoltà da far tremare i polsi anche al più ottimista tra noi. La sensazione è che i partiti presenti in parlamento non siano stati all’altezza della sfida. Anche su questo dovremo ragionare nelle prossime settimane.
16 Novembre 2011