ITALIABILITYUna nuova costituente liberale

Con le dimissioni di Berlusconi e l’incarico a Monti finisce una fase relativamente “facile “ per tutte le forze politiche liberali che non si sono mai riconosciute nella maggioranza di centrodestr...

Con le dimissioni di Berlusconi e l’incarico a Monti finisce una fase relativamente “facile “ per tutte le forze politiche liberali che non si sono mai riconosciute nella maggioranza di centrodestra e neppure nelle opposizioni di centro e di sinistra presenti in Parlamento.
Oggi, per queste forze e movimenti si pone il problema di quale debba essere la linea da seguire. Appoggiare Monti secondo il dilagante “O Monti o Caos” o starsene alla finestra decidendo giorno per giorno il da farsi? O che altro?
Un’agenda liberale ci viene direttamente dall’Europa con la lettera della Bce. Quel documento continene una lista delle riforme e delle azioni che da decenni l’Italia attende e che possiamo sommariamente suddividere in a) Misure per la crescita; b) Riduzione della spesa pubblica e c) Ristrutturazione dell’amministrazione pubblica per migliorarne l’efficienza e la capacità di servizio a cittadini e imprese.

Tuttavia, il percorso non saà privo di ostacoli. In Italia, molti elementi del blocco economico-politico sociale e consociativo, il cui vero cemento resta la spesa pubblica clientelare, faranno di tutto per bloccare quell’agenda.
Preoccupano a tal proposito suggerimenti e proposte provenienti dalle parti sociali in questi giorni. Ritorno dell’Ici, nuove tasse, patrimoniale, prelievo sui conti correnti sono le ricette di chi vorrebbe sistemare i conti pubblici con la bacchetta magica. E’ chiara, invece, la totale inutilità di sforzi e sacrifici che non fossero accompagnati da interventi strutturali per intaccare privilegi e storture che frenano il Paese e lo condannano all’irrilevanza internazionale (siamo la settima economia del pianeta ma non riusciamo ad attrarre investimenti dall’estero). Questi nodi si sciolgono con il merito, la concorrenza, la fine del corporativismo, con una giustizia civile da paese occidentale, cioè con tempi certi e infine con una politica fiscale che non penalizzi i produttori di reddito, ovvero le imprese e i lavoratori.

Qui sta lo spazio, in particolare nel Nord del Paese, per una nuova costituente liberale. Il governo Monti non è la fine della politica, ma una occasione per archiviare il populismo di destra e il conservatorismo di sinistra e rimettere al centro dell’attenzione gli interessi di tutti. Anche i liberali dovranno fare la loro parte.

Signor Rossi

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