Un paese di passaggio. Finora sono stati questo gli Emirati: stranieri che arrivavano per lavorare qualche anno e poi andavano altrove. Adesso, però, le cose stanno cambiando: anche tra gli expat europei c’é chi decide di fermarsi. O almeno vorrebbe poterlo fare.
E così, per la prima volta, é stata sollevata la questione delle pensioni. Per gli emiratini non ci sono problemi, loro ce l’hanno (ma sono solamente il 20% della popolazione e in maggioranza sotto i 30 anni). Lo sceicco garantisce loro anche la copertura medica e molte altre agevolazioni, tra cui casa, acqua ed elettricità gratuite.
Ma un reale sistema pensionistico non esiste. Anche perché non potrebbe convivere con la struttura tax free che regola tutto il mercato. Eppure le migliaia di stranieri che lavorano qui, hanno portato la famiglia e iniziano ad avere anni e anni alle spalle, vorrebbero poter pensare alla vecchiaia con tranquillità.
Il Dubai Department of Economic Development ha confermato che sta portando avanti uno studio per permettere agli expat di detrarre parte del proprio stipendio e di crearsi una sorta di fondo pensionistico.
Il punto però é un altro: finché non cambia la legge che regola i permessi di soggiorno, é impossibile pensare di ritirarsi a Dubai. Si può infatti vivere negli Emirati solo se si ha un lavoro e, anche così, la visa scade ogni 3 anni.
Lo sceicco, del resto, aveva bisogna di manodopera e know how stranieri per fare crescere il Paese, quindi ha dovuto aprire le porte al resto del mondo. Ma ha fatto di tutto per evitare che i non emiratini mettessero radici o diventassero qualcosa di simili a cittadini (infatti non c’é modo di ottenere la cittadinanza).
Insomma, c’è parecchio da rivedere nella giungla che é qui il mercato del lavoro. E forse i tempi sono davvero maturi per porre qualche limite e cominciare a parlare anche di diritti.