Alla conferenza internazionale di Durban, la Cina sembra cedere alla pressione congiunta di chi sta per essere sommerso dall’innalazamento del livello del mare, e l’Europa.
La differenza tra oggi e quando è stato lanciato il primo accordo di Kyoto nel quale paesi come Cina, Stati Uniti, India non hanno aderito, è che negli ultimi 10 anni il riscaldamento globale sta costando ben oltre quanto si pensa di risparmiare non agendo.
Milioni di persone sono state spostate dalle loro case a causa delle inondazioni nella Cina centrale e del Sud. A Shanghai ho visto con i miei occhi il muro che è stato alzato per arginare il mare che si sta alzando proprio nei pressi dell’aeroporto di Pudong che ha le piste a solo un metro sul livello del mare.
Tanti segnali che hanno forse fatto capire che potrebbe essere più vantaggioso aderire ad un nuovo trattato piuttosto che opporsi, anche per mettere in difficoltà quei paesi che non hanno aderito in passato.
Ci si chiede quale potrebbe essere la posizione degli Stati Uniti e del paesi europei, responsabili di aver contribuito per il 90% all’ incremento di temperatura tra il 1850 e il 1990 a causa delle emissioni di carbone e metano non controllate. Nel 1990 la Cina aveva un PIL che era un decimo di quello attuale e l’industrializzazione era ai suoi inizi e Cina e India non si sentono quindi totalmente responsabili della situazione attuale. Un forte segnale da parte d tutti sarebbe necessario, altrimenti si rischia di fallire anche questo vertice, l’ultima chiamata prima del capolinea.
I paesi sviluppati, nonostante gli accordi precedenti, sono fortemente oltre i limiti prefissati, e quindi puntare il dito solo sulla Cina e India è piuttosto ipocrita, questo è quanto dichiara Girish Sant, un ricercatore indiano presente al summit.
Partendo da questa nuova presa di coscienza, il lavoro da fare in Cina è enorme, e si aprono opportunità uniche per le aziende italiane che sono all’avanguardia nel produrre sistemi per la riduzione delle emissioni, a partire dalla prevenzione migliorando l’efficienza della coibentazione nelle case, per esempio, oppure metodi costruttivi migliori degli attuali, ma anche nel proporre mezzi di trasporto innovativi e sempre meno inquinanti.
Quanto mi aspetto è una reazione molto forte da parte cinese nel contribuire nella soluzione del problema, con riforme che porteranno a ridurre le emissioni, nonostante la propria dipendenza dal carbone per garantire l’energia che alimenta il proprio sviluppo.
E’ un compromesso continuo tra la necessità di migliorare le condizioni di vita di centinaia di milioni di persone e l’attenzione all’ambiente, e penso che forse solo in Cina ci siano gli strumenti per agire velocemente ed efficacemente.
Nel frattempo, mentre l’occidente discuteva negli ultimi 10 anni, la Cina è diventato il primo produttore al mondo di pannelli solari e di turbine eoliche, ma se questo record è ottenuto bruciando carbone, non si potrà parlare di un avanzamento nella soluzione del problema: l’occidente utilizza pannelli solari per ridurre le proprie emissioni, ma con pannelli che sono costati caro dal punto di vista energetico dato che l’energia utilizzata per purificare il silicio viene dal carbone. Quindi un controsenso … che è ora da correggere. Nonostante la crisi globale, la corsa alla maggiore efficienza delle case è un incentivo che potrà dare u contributo non indifferente alla ripresa.