Gli architetti talvolta fanno pensate spensierate, ossia si occupano di questioni molto serie ma con sapiente leggerezza, frutto di una intelligenza creativa e felice che rivoluziona le variabili in gioco e le ricombina in nuove e buone prospettive.
I progetti d’architettura, o di paesaggio come in questo caso, di urban design, provano ad eludere così ogni forma di pesantezza, spesso solo burocratica, puntando all’immaginazione e realizzando con poche risorse e in tempi strettissimi. Praticamente un miracolo. Di questi tempi ce ne vorrebbero!
Nel quartiere di Porto San Pancrazio a Verona lo scorso sabato 17 dicembre si è inaugurato il primo passo del progetto VERONA RELOAD, programma urbano promosso da Marant Srl G.M.B.H. finalizzato ad attivare soluzioni di riuso per l’ex Magazzino FS Porta Vescovo ed il Parco Adige Sud. Nell’area è situato il più importante presidio di approvvigionamento ferroviario del Nord Italia. In quel luogo città e produzione si sono dati le spalle: dentro un raffinato sistema logistico capace di gestire oltre sessantamila contenitori di pezzi di ricambio, fuori un quartiere nato operaio e cresciuto fino a saturare tutto lo spazio compreso, anzi compresso, tra ferrovia fiume e magazzino.
Aspro Studio (Claudio Bertorelli, Nicola Mattarolo) in soli quattro giorni di cantiere mette in campo una strategia, intrigante e maliziosa, e molto furba, per un un luogo cerniera tra Porto San Pancrazio e l’immensa area tutta da ripensare. Un progetto pioniere nel percorso di candidatura di Venezia con il Nordest a Capitale Europea della Cultura 2019.
Il più grande spazio pubblico del quartiere prende le sembianze di un campo invernale: il terreno arato, l’orto di verze, un riparo appollaiato sull’albero per bambini molto rampanti. Un’ottima simulazione?
I progettisti assicurano che cambierà assetto a ogni cambio di stagione, estendendosi fino ad occupare tutto il grande spazio di manovra degli autotreni e prendendo colori, ragioni, e funzioni diverse a seconda degli usi che gli abitanti vorranno. Un progetto dunque anche partecipato, insomma; riuscirà a non arenarsi nei meccanismi tortuosi della partecipazione, richiamando diversamente l’attenzione degli stessi abitanti, sorpresi da un progetto molto terra terra che con poco cambia il loro pezzo di città?
Se sarà così, il miracolo si ripeterà, ma noi ci crediamo! Anzi speriamo che mantenga quell’aria spensierata che non hanno mai le nostre periferie italiane, o forse nessuna. Di questi tempi magri e bui, meglio non dubitare di fronte a un ottimo inizio.
(Foto di Nico Covre)