Bussola cineseLa lobby che tiene in ostaggio le nostre città: quella dei TASSISTI.

Ogni volta che si atterra in una città nel mondo, uno dei primi rapporti che si ha con la realtà locale è spesso delegato al tassista che ti tocca facendo la fila all’aeroporto. Purtroppo non sempr...

Ogni volta che si atterra in una città nel mondo, uno dei primi rapporti che si ha con la realtà locale è spesso delegato al tassista che ti tocca facendo la fila all’aeroporto.

Purtroppo non sempre è possibile trovare mezzi alternativi, specie in un aeroporto come Linate che, pur essendo uno degli aeroporti più prossimi alla città di riferimento al mondo, nessuna amministrazione milanese è riuscita a costruire un ramo di metropolitana o un metrò leggero sospeso di superficie, a costi accessibilissimi, per collegarlo al centro.

Il sospetto che questo non sia stato fatto proprio per non toccare interessi di alcuni è legittimo, quelli dei tassisti che restano, quindi, l’unica alternativa quando non si conosce la città o quando nessuno ti viene a prendere.

Vivendo in Cina è forse poco leale prendere come esempio la situazione del trasporto pubblico in una città come Shanghai, ma vorrei parlarne solo per far capire alcuni concetti.

A Shanghai sono stati costruiti più di 430 km di linee metropolitane in poco meno di dieci anni, e tutte le stazioni e aeroporti della città hanno anche più di un collegamento ferroviario e ci sono circa 100 mila tassisti che girano di continuo 24/24 senza sosta, garantendo la copertura continua di tutte le strade cittadine. L’aeroporto di Pudong è persino collegato con un treno veloce a levitazione magnetica che percorre 40 km in soli 8 minuti.

Una lezione interessante di civiltà che si impara a Shanghai è che ricevere la ricevuta stampata dal tassametro è normale come lo è in quasi tutte le capitali europee. Ma Italia è persino impossibile pagare il taxi con la carta di credito, quindi ci sono lavoratori che sono esentati di fatto dal rendere conto di quello che si incassa.

In Italia sembra di vivere una situazione paradossale dove l’interesse di una piccola corporazione prevale su quello generale di intere città.

Vediamo qualche numero, confrontando le licenze per ogni 1000 abitanti in alcune città europee:

Barcellona 9,9
Londra 8,3
Dublino 5,2
Stoccolma 4,0
Praga 3,9
Monaco 2,9
Parigi 2,5
Roma 2,1
Copenaghen 2,1
Berlino 2,1
Amsterdam 1,8
Milano 1,6

Dalla lista dobbiao considerare che Parigi, Londra, Monaco, Copenaghen, sono città con un forte e capillare network di metropolitane e/o con una rete molto sviluppata di piste ciclabili, come nel caso di Monaco.

Milano si trova ultima nella classifica con un numero ridicolo di auto pubbliche.

Chi legge ha potuto molto probabilmente sperimentare cosa vuole dire trovare un taxi nei periodi fieristici o con il mal tempo, senza contare che il calcolo del rapporto è stato fatto senza tener conto della popolazione dell’hinterland che gravita sulla città lombarda che lo farebbe crollare ulteriormente.

Roma si trova a livelli quasi europei come numero di auto, ma proprio negli scorsi mesi il servizio pubblico della capitale è stato definito il peggiore in Europa:

Eurotest. Classifica dei taxi europei: a Roma i peggiori

L’articolo qui sopra dice tutto e non voglio aggiungere nulla a quanto riportato.

Lo sviluppo di una metropoli necessità di spostamenti veloci e frequenti e sempre disponibili 24/24, 7/7, e se si vogliono limitare le macchine nei centri storici, riducendo così l’inquinamento, specie se il trasporto pubblico è adeguato, e sviluppato con mezzi elettrici o ibridi.

E’ necessario quindi trovare il coraggio di rompere questo monopolio che ha visto proteste vergognose quando Bersani ci ha provato.

Se fossi stato in lui, avrei annullato tutte licenze per poi emetterne in un numero doppio favorendo forme innovative di trasporto.

Come succede nel Regno Unito, dove esiste un servizio di trasporto che permette di dividere l’auto pubblica tra più persone che vanno nella stessa direzione, oppure come ho sperimentato a Budapest, dove ci sono pulmini molto ben curati e gestiti da cooperative di giovani che offrono un servizio competitivo di collegamento con la città dall’aeroporto.

In molte città del mondo, come ad Hong Kong, esiste addirittura la possibilità di collegarsi su internet con rete WIFI supportata dal taxi stesso, e questo a beneficio di chi arriva da un altro continente e non ha la possibilità di capire come fare a collegarsi con le mille offerte degli operatori telefonici locali.
Provate a pensare a chi viene dal Giappone, per esempio, e che non parla neanche l’inglese, dovrebbe capire dove andare a comprare una SIM per internet, accedere a offerte spesso annuali anche per chi deve stare in Italia per solo pochi giorni. E spesso relazionarsi con commessi che non parlano neanche una lingua estera.

Ecco dove sta l’accoglienza e la lungimiranza, cercando di essere al servizio di chi arriva e di chi viaggia e non considerare il turista solo come un limone da spremere per farlo ritornare e fargli preservare u ricordo positivo del nostro paese.

Ricordo che a Shanghai e a Pechino erano partite campagne di sensibilizzazioni per insegnare l’inglese ai tassisti in occasione delle Olimpiadi e dell’Expo. E a Milano? Vogliamo occuparci anche di questi aspetti a Milano oppure si pensa che l’accoglienza è solo una questione di padiglioni o di alberghi?

La mia delusione verso il governo Monti è quindi doppia.

Mentre i politici avevano l’alibi di non voler toccare un elettorato “importate” di alcune migliaia di persone a discapito di milioni di cittadini, questo governo aveva la possibilità di rompere il muro e di sciogliere un monopolio odioso come quello di chi guida un Taxi. E non lo ha fatto…!!!

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