E’ da qualche “manovra” a questa parte, che lo Stato centrale per far cassa decide di stringere sempre più il cappio intorno al collo degli enti locali. Ma ovviamente, non utilizza i metodi che i cittadini richiedono sempre più insistentemente, ovvero una riduzione dei privilegi degli eletti, magari con una riduzione dei loro stipendi(i consiglieri regionali percepiscono qualcosa come 8-10mila euro mensili), o la progressiva abolizione delle province, che si stima porterebbe dei benefici intorno ai 10 miliardi di euro.
La trovata del Governo Monti è semplicemente geniale. In pratica, gli enti locali saranno chiamati a riscuotere i nuovi tributi -attirandosi anche i “malocchi” dei contribuenti- ma l’intero gettito della somma recuperata andrà a finire nelle casse dello Stato. Infatti in base ad uno studio della Cgia di Mestre, la reintroduzione dell’Ici unita alla rivalutazione delle rendite catastali, garantiranno nel 2012 un gettito complessivo di 21,8 miliardi di euro, di cui 3,8 dalla tassazione sulle prime case e 18 dagli altri immobili (seconde e terze case, negozi, laboratori artigianali ed industriali).
Rispetto alla tassazione vigente al giorno d’oggi, l’incremento sarà di 11 miliardi di euro, ma nel famigerato decreto “salva Italia” vi è una norma -articolo 13 comma 11-che attribuisce allo Stato il 50% dell’Imu sugli immobili diversi dalle seconde case, ovvero 9 miliardi di euro, lasciando ai Comuni dei guadagni per circa 2 miliardi di euro in più rispetto agli attuali incassi derivanti dall’Ici. Poi però entra in gioco il comma 17 dell’articolo 13, che dispone la riduzione del Fondo sperimentale di riequilibrio dei Comuni delle Regioni ordinarie e dei trasferimenti statali ai Comuni delle altre Regioni per un ammontare complessivo di 2 miliardi di euro.
In poche parole, per Comuni e Regioni i possibili guadagni potranno provenire soltanto dall’innalzamento delle aliquote dei rispettivi tributi già dal 2012; per esempio, come fa notare il segretario Bortolussi, l’aliquota base dell’Imu fissata allo 0,76%, potrà essere incrementato (o diminuita, caso limite) dell’0,3%. Certo la legge 62/2009 che introduceva il federalismo non era un esempio pratico di efficacia a livello amministrativo, ma quantomeno introduceva dei concetti fondamentali per razionalizzare l’apparato burocratico dello Stato Italiano. Queste disposizioni della manovra però, come abbiamo visto, ne limitano pesantemente l’applicabilità lasciando gli enti locali, e con essi i contribuenti, in una situazione a dir poco drammatica e disperata.