Ce lo siamo chiesti tutti almeno una volta dopo le dimissioni dell’ex premier e la nomina di quello in carica: che cosa succederà alla fine dell’attuale Governo?
E’ così: il Prof. Monti non ha fatto neppure tempo a giurare nelle mani del Presidente della Repubblica che, quasi subito, nei salottini tv dove la sera si ama fare il punto di quello che succede, ci si è domandato che cosa accadrà dopo.
C’è pure chi ha parlato della fine della Seconda Repubblica (ah, come ci piace, a noi italiani, parlare di Prima e Seconda Repubblica…).
Insomma, il Governo del Prof. Monti, che ci piaccia o no, ancor prima di partire, ha assunto, nell’immaginario comune, un che di effimero, una esperienza di breve durata: la ragione è che, per qualche misterioso motivo, proprio non ci vanno giù gli esecutivi composti da esperti del mestiere (c.d. tecnici), mentre preferiamo quelli con un simbolino colorato che fanno le campagne elettorali (c.d. politici).
Probabilmente perché i secondi, a differenza dei primi, sono molto più divertenti da guardare in tv in certi salottini.
C’è una cosa che gli italiani chiedono a chi andrà a Palazzo Chigi dopo i Professori.
Semplicemente, un programma politico.
Anzi, due o più programmi politici da confrontare e da discutere insieme (va bene anche nei salottini).
«Politico» viene dal greco «polis», che significa città e, dato che in Grecia le città erano tendenzialmente città-stato, politico vuol dire esattamente: interesse collettivo di tutti gli abitanti dello Stato.
Un programma politico, allora, è costituito dalla (i) identificazione di tali interessi e dalla individuazione (ii) dei mezzi finanziari (imposizione fiscale o tagli alla spesa pubblica) per realizzarli.
La ricetta è semplice: cosa fare per il bene collettivo (in ordine decrescente di urgenza) e come farlo con le risorse a disposizione.
Questo è il punto da tenere in pugno.
Tutto il resto sono slogan, promesse impossibili, motti incomprensibili…parole al vento che eventualmente seguiranno.
Χαίρε,
Marco Sartori