Rimetti a noi i nostri debiti -1

Forse sarebbe il caso di rivedere, una volta per tutte, l’idea che, dalla storia, s’impara. La storia, sicuramente, insegna. Che non è, tuttavia, la stessa cosa. La nostra disamina ha inizio, come ...

Forse sarebbe il caso di rivedere, una volta per tutte, l’idea che, dalla storia, s’impara.
La storia, sicuramente, insegna.
Che non è, tuttavia, la stessa cosa.
La nostra disamina ha inizio, come oggi, proprio lì dove il problema sembra essere ri-cominciato, vale a dire in Grecia.

O meglio, ai tempi dell’egemonia ellenica sul Mediterraneo.
Era il IV secolo avanti Cristo: Platone era un giovane filosofo, consulente di corte del tiranno Dionisio di Siracusa, per le questioni anche d’economia.

Il sovrano non doveva essere un tipo troppo accondiscendente: allora i consulenti non venivano sfiduciati col voto di una mozione.
Platone, per esempio, fu venduto come schiavo e dovette scappare dalla Sicilia.

Comunque, proseguiamo con la nostra storia: anche qualche secolo prima di Cristo le casse dello Stato piangevano miseria. E anche allora i sovrani ricorrevano a prestiti. La differenza sostanziale stava nel fatto che, un tempo, il debito era personale: nasceva e si estingueva col monarca.
Altra differenza: il debito serviva soprattutto, se non esclusivamente, a finanziare le campagne militari. La spesa pubblica, cioè, non veniva utilizzata per costruire strade o offrire servizi.

Un bel giorno Dionisio, fresco fresco d’una battaglia, si trovò alle strette. Le casse dello Stato erano vuote e non aveva dracme neppure per pagare i mercenari.

Quando si dice finanza creativa: il tiranno, inizialmente, per evitare il default, aveva cercato d’appellarsi a tutte le popolazioni della Magna Grecia affinchè versassero ingenti somme di denaro in un gigantesco fondo, una specie di EFSF ante-litteram.

Poi, però, ecco il colpo di genio, o di furfanteria (a seconda dei punti di vista): in realtà Dionisio agì d’improvviso. Chiese gentilmente, a tutti i sudditi del territorio controllato da Siracusa, che consegnassero il denaro che avevano.

Dietro pena di morte.

Dopo avere requisito tutto il circolante, fece fondere le monete e ordinò che ne venissero coniate di nuove, semplicemente incidendo, invece di 1 dracma…
2 dracme.

Insomma, fu il primo default della storia e, probabilmente la prima grossa svalutazione, agevolata dal fatto che governo, Banca Centrale, polizia e magistratura erano tutte la stessa persona.

A tra pochi giorni per le finanze ballerine di Mileto.
E, per adesso, occhio alla tirannia dei mercati!

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