Lo so che i preti investigatori funzionano quanto un lieto fine in prima serata alla domenica sera. E che professionalità varie in famiglia tranquillizzano il nonno in poltrona, basta che sullo schermo ci sia un altro nonno. Ma se gli sceneggiatori italiani s’accorgessero di che meravigliosa business idea hanno davanti agli occhi pronta da scopiazzare ne farebbero polpette. E quindi è meglio che non scoprano che esiste una cosa chiamata The League. Che va in onda da tre stagioni su FX è che riassume nella sua trama “semi-scripted” tre robe con un certo appeal commerciale: fantacalcio, sesso, amicizia over30. Lì, a Chicago, giocano al Fantafootball, ma la sostanza è la stessa: comicità demenziale, o apparente tale. Vita quotidiana traslitterata. Amici miei, cattiveria gratuita, situazioni grevi quanto basta. Un paio di personaggi geniali da infilare dritti dritti nelle vostre top qualcosa assieme a – chessò- Joey Tribbiani o Barney Stinson? Gente come Taco, che vuol far soldi brevettando il bavetto per l’urina, o come Raffi, “el cunado” psicopatico che bazzica il mondo del porno e non ha alcun tipo di limite morale (davvero: nessuno!). O prototipi più normali, di quelli che incontri all’aperitivo in ogni bar. Perfetti per l’immedesimazione dello spettatore, ma agghindati da una scrittura che di banale non ha mai nulla. Mai.
Le penne sono marito e moglie: Jeff Schaffer (Curb Your Enthusiasm, Seinfeld), e Jackie Marcus Schaffer (Disturbia, Eurotrip). Pochi episodi per serie, centellinati. Che negli Usa hanno calamitato critica e audience, senza fare il botto come tocca in dote alle nicchie d’eccellenza. Qui da noi, ovviamente, The League s’è persa nel palinsesto schizofrenico, seppur sul satellite. E nel barbaro doppiaggio politically correct, of course. Se avete un po’ di pazienza, procuratevela in lingua originale: i sottotitoli sono gratis, a disposizione di chiunque, su siti come www.italiansubs.net. E consumatela a stagioni intere, fino a sazietà. Alla facciaccia di Don Matteo e amen.
12 Dicembre 2011