GesellschaftCaro Rampini, perché non riconsegnare la tessera all’Ordine?

Ieri sera mi è capitato di leggere un post fermo, deciso e senza fronzoli sulla questione dell'Ordine dei Giornalisti.  Federico Rampini su Micromega spiega in maniera semplice perché oggi in Itali...

Ieri sera mi è capitato di leggere un post fermo, deciso e senza fronzoli sulla questione dell’Ordine dei Giornalisti. Federico Rampini su Micromega spiega in maniera semplice perché oggi in Italia possiamo parlare di “Giornalisti senza Ordine“:

In nessuna occasione ho visto l’Ordine contrastare questi pericoli, mettersi di traverso alle trame e alle «cupole», svolgere un compito libertario, moralizzatore o di semplice disciplina deontologica. Non ricordo che l’Ordine si sia distinto per la sua efficacia nel difendere giornali aggrediti e intimiditi dal potere politico, o scalati da cordate finanziarie che volevano usarli come strumenti di pressione. Non mi risulta che l’Ordine abbia scatenato campagne coraggiose contro la lottizzazione della Rai, o contro l’ascesa del monopolio di Berlusconi nella tv commerciale.

La presa di posizionie di Rampini è notevole, soprattutto se si vuole considerare che proprio in questi giorni è in discussione l’abolizione dell’albo dei pubblicisti. In un momento di forte tensione, interna ed esterna all’Ordine, una delle firme più autorevoli di Repubblica non esita ad affermare che l’ODG non ha avuto un ruolo deciso nel rapporto tra media, politica e professionalizzazione giornalistica:

L’unica funzione reale dell’Ordine dei giornalisti in Italia è quella di creare una ulteriore barriera artificiosa all’ingresso nella nostra professione. Si separa chi ha il privilegio di star dentro da chi sta fuori, gli insider dagli outsider. Questa barriera è costruita attraverso un esame di accesso e altri requisiti che non misurano la competenza o la professionalità, né esercitano un qualsivoglia filtro di controllo sull’etica, la correttezza, l’indipendenza di giudizio. L’ostacolo al libero esercizio della professione crea una rigidità ulteriore sul mercato, che si aggiunge ad altre rigidità già diffuse in Italia nei rapporti di lavoro. Per i giovani italiani è più difficile diventare giornalisti.

E ancora:

L’Ordine dei giornalisti merita una sepoltura veloce e senza rimpianti. La sua soppressione non guarirà di per sé l’antico vizio di una parte del giornalismo italiano di lavorare «in ginocchio».

Credo di non aver mai letto con tanta voracità e rabbia un pezzo che mettesse in discussione l’ODG, ma nel tempo della lettura mi dicevo continuamente “ecco un’altra posizione di merito che in fin dei conti non avrà nessun risvolto significativo”.
Rampini lo seguo, e lo leggo, dai tempi de Il Sole 24 Ore, poi S.Francisco, Parigi, poi Cina, ora New York per Repubblica. E’ uno che in fondo ha capito e sa come funzionano gli altri paesi sotto il profilo giornalisitico e credo che poche persone possano comprendere meglio i limiti, le distorsioni e gli inganni di un Ordine sempre meno rappresentativo e ormai annichilito nelle sue funzioni.

Quindi da lettore, ma anche da uno che umilmente da qualche anno cerca di comprendere e spiegare le anomalie del sistema informativo italiano, mi chiedo e chiedo a Federico Rampini perché non andare oltre la semplice constatazione di fatto e riconsegnare la propria tessera all’Ordine?

Magari qualche altro collega pronto a seguire il gesto lo si trova e forse, ovviamente nei tempi tutti italiani, dare all’ODG una sepoltura veloce e senza rimpianti.

Io senza esitazione sarei tra quelli che la sosterrebbe.

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