Chi è l’americano condannato a morte in Iran

  Perché Amir Mirzaei Hekmati è stato condannato a morte? Gli opinionisti italiani concordano nel ritenere che si tratti di una mossa del regime iraniano per avere maggiore peso negoziale nella par...

Perché Amir Mirzaei Hekmati è stato condannato a morte? Gli opinionisti italiani concordano nel ritenere che si tratti di una mossa del regime iraniano per avere maggiore peso negoziale nella partita sulle sanzioni, ma è davvero così? Alcuni giornalisti di Associated Press sono rimasti stupiti dalla mancanza di convinzione con cui la Casa Bianca ha rigettato le accuse di collaborazione con la Cia mosse al giovane americano, il primo ad essere condannato a morte nella Repubblica Islamica, e hanno deciso di indagare per vederci chiaro.

LA CONDANNA

La giustizia iraniana ha accusato Hekmati di aver ricevuto un addestramento speciale dai servizi segreti americani e di aver lavorato nelle basi militari statunitensi in Iraq ed in Afghanistan prima di arrivare in Iran per quella che l’Iran ritiene essere una missione di spionaggio. Secondo le radio iraniane Hekmati sarebbe al soldo della Cia e avrebbe tentato di aiutare gli Stati Uniti nell’incriminare l’Iran per sostegno al terrorismo internazionale.

LA REAZIONE AMERICANA

Il Dipartimento di Stato americano ha denunciato quelle che sarebbero “pure invenzioni”, mentre il portavoce dela Casa Bianca Tommy Vietor ha aggiunto che il tutto sarebbe totalmente falso: “Il regime ha alle spalle una storia di false accuse di spionaggio, di torture per estorcere confessioni, di incarcerazioni di innocenti americani per motivi politici”.

AMERICANI IN VIAGGIO IN IRAN

Ma come e perché gli americani viaggiano in Iran, dopo questi precendenti poco confortanti? Dopo tutto sono passati solo pochi mesi da quando, dopo due anni di isolamento, sono stati liberati i due giovani statunitensi tenuti nelle carceri iraniane con accuse di spionaggio.
Tralasciando i pochi che si avventurano in quelle terre per turismo, la maggior parte degli americani che visitano l’Iran ogni anno hanno la doppia cittadinanza, iraniana e americana. Si tratta di immigrati di prima e seconda generazione che tornano al proprio paese per trovare i parenti e sistemare affari in sospeso. Stiamo parlando probabilmente di poche migliaia di individui all’anno, ma i numeri non possono essere conosciuti: per evitare problemi all’ingresso, infatti, è pratica comune non entrare in Iran con un volo diretto dagli Stati Uniti, ma da paesi terzi, utilizzando il passaporto iraniano. Le autorità iraniane, oltretutto, non considerano la seconda cittadinanza se già in possesso di quella iraniana. Per questo motivo rifiutano di consentire l’incontro tra il condannato Hekmati e i diplomatici esteri.

CHI E’ HEKMATI

Amir Mirzaei Hekmati, nato in Arizona, ha studiato in Michigan. E’ oggi un ragazzo di 28 anni che ha lavorato a lungo nell’esercito degli Stati Uniti, soprattutto come traduttore sul campo. I suoi genitori sono iraniani immigrati e suo padre, Ali, è professore in un liceo a Flint, in Michigan. Hekmati ha lavorato dal 2001 al 2005 nel Corpo dei Marines. In questo periodo sarebbe stato in Iraq.
Il padre Ali ha dichiarato che suo figlio era in Iran per trovare sua nonna. Amir ha dichiarato di aver lavorato anche per un’altra agenzia militare, la Defense Advanced Research Projects Agency, ma non solo. Anche per Kuma Games, descritta come “una compagnia di giochi per computer finanziata dalla Cia per creare film e videogiochi con lo scopo di cambiare l’atteggiamento mentale in Medio Oriente distribuendoli gratuitamente alle popolazioni. L’obiettivo principale di queste produzioni era convincere che la guerra in Iraq fosse la cosa giusta.”
Il sito di Kuma Games sembra fedele a questa descrizione: scrivono di essere specializzati nel creare videogiochi che si sviluppano come la trama di un film, specialmente se la trama è di guerra.

SUL TAVOLO NEGOZIALE

Hekmati purtroppo ha contribuito al precipitare degli eventi quando a metà dicembre, ad alcuni mesi dall’arresto avvenuto in agosto, ha rilasciato un’intervista televisiva in cui confermava i suoi rapporti con la Cia. Diversamente da altre situazioni, Hekmati non mostrava segni di sofferenza tali da far pensare a costrizione o tortura, sebbene questo non sia ovviamente una prova della spontaneità dell’intervista. Tuttavia ad osservare la storia nella sua completezza, è meno difficile pensare ad una mossa politica estemporanea. Ma è senza dubbio vero che Hekmati fa la sua comparsa al tavolo delle negoziazioni tra l’Iran e gli Stati Uniti. Vedremo se servirà a rallentare l’imposizione del nuovo round di sanzioni.

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