Ancora una volta, nel suo messaggio di fine anno, il Presidente Napolitano ha dedicato i passaggi più salienti ai giovani e al loro futuro. Quella che si vede dall’alto del Colle è un’Italia piena di potenzialità da sbloccare, ostaggio di una politica incapace o inadempiente. Se il Paese non cambia le principali vittime saranno le nuove generazioni, che già oggi pagano le carenze di un mercato del lavoro inefficiente e di un welfare iniquo e squilibrato.
Ma se le cose stanno così, perché allora non lasciar scegliere a loro stessi la propria sorte? Se, come dice Napolitano, è soprattutto il futuro dei giovani ad essere in gioco e se la vecchia classe dirigente si è rivelata fallimentare, si cambi allora squadra e si inizi un nuovo ciclo chiamando alla responsabilità le nuove generazioni. Il Capo dello Stato ha scelto invece la via di un Governo tecnico composto da persone con età media di ben 20 anni superiore all’età media della popolazione italiana (tenendo conto che quest’ultima è comunque già tra le più alte al mondo).
Alle nuove generazioni non resta, quindi, che attendere e sperare che il Governo formato da sagge persone con i capelli bianchi faccia finalmente le scelte giuste per il loro futuro. Lo vedremo e non possiamo che dare fiducia. Se c’è però una cosa certa è che più il tempo passa, più l’Italia invecchia e meno ancora i giovani sono destinati a contare.
L’Istat ha appena diffuso le previsioni demografiche più aggiornate (http://www.istat.it/it/archivio/48875). Gli over 65 sono oltre uno su cinque e saliranno verso quota uno su tre nei prossimi decenni. I venti-trentenni (fascia 20-39) sono stati quasi raggiunti dai cinquanta-sessantenni (50-69), ma alla fine di questa decade i secondi saranno oltre 3 milioni in più rispetto ai primi. Inoltre, tra qualche anno, peseranno di più nell’elettorato gli over 80 rispetto agli under 25!
Se questo è lo scenario, come andar oltre le belle parole e aiutare in concreto le nuove generazioni a contare di più, in modo da dare più peso nelle scelte di oggi alla qualità del loro futuro?
Se si esclude la scelta di andarsene in massa all’estero, rimangono comunque alcune opzioni. Abbassare a sedici anni l’età minima al voto? Togliere il vincolo dei 25 anni per essere eletti alla Camera e dei 40 per essere eletti al Senato? Vincolare la rappresentanza alla Camera solo agli under 65 o 70 (o comunque a quelli con età inferiore all’età media effettiva di pensionamento)? Consentire ai genitori di votare anche per i figli minorenni? Ponderare il voto in base all’aspettativa di vita residua (facendo in modo che chi ha più futuro davanti abbia un voto che pesi di più)? Alcune di queste proposte sono in discussione o in sperimentazione in altri paesi. Data la nostra situazione noi dovremmo semplicemente applicarle tutte. O rassegnarci definitivamente.