Vi raccontavo qualche settimana fa della straordinaria (quanto moderna) visione cosmogonica di Anassimandro da Mileto: cose ed esseri viventi che, secondo l’ordine del tempo, si pagano reciprocamente il fio per essersi distaccati dall’infinito nel quale poi ineluttabilmente si ritorna.
Un conflitto perenne al quale gli uomini sono condannati per il solo fatto di essere venuti al mondo.
Una visione pessimistica?
Tutt’altro.
Non credo infatti che «conflitto» debba necessariamente essere inteso nel senso di «guerra».
Piuttosto, condivido l’opinione di chi, in letteratura, ha interpretato questa concezione di conflitto – non necessariamente come «scontro», bensì come – «incontro» dei contrari, come reciproca opportunità di apprendimento, dal proprio antagonista, di un differente punto di vista.
Solo in questo modo, infatti, la concezione di Anassimandro della nascita e dell’evoluzione dell’umanità assume «movimento», un moto positivo verso la crescita, che nella dialettica, talvolta dolorosa, fra i contrari, trova il proprio continuo slancio.
Il confronto con l’antagonista di ciascuno di noi, ed è questo il punto, non va evitato, ma va ricercato e coltivato, talvolta anche al costo di patire una piccola sofferenza, perché, se non lo si fa, la conseguenza sarebbe un reciproco annichilimento e quindi, per davvero, la guerra.
Gli antichi padri Greci, ed Eschilo non ultimo, non a caso dicevano: dal patire si apprende.
Il mio invito, che è denominatore comune di alcuni miei post precedenti, è di evitare di vedere il nostro antagonista come la fonte di un male da cui scappare via a gambe levate.
In primo luogo, dobbiamo accettare il fatto che la vita, esattamente come dice Anassimandro, inevitabilmente ci ripropone innanzi, ogni giorno, un antagonista (e fuggirvi non servirebbe perché finiremmo con il ritrovarci perseguitati, seminati tutti gli altri antagonisti, da quello imprendibile dal quale non si può rifuggire: e cioè noi stessi).
In secondo luogo, preso atto che dobbiamo rassegnarci a dialogare con chi la pensa in un modo diverso dal nostro (e credo che aver raggiunto questo punto di maturazione sia già moltissimo), dovremmo provare a cogliere (e far cogliere) dall’incontro con il nostro antagonista una opportunità per una reciproca crescita.
Il più delle volte non saremo ricompensati.
Ma, quando invece ci saremo riusciti, avremo fatto un incredibile balzo in avanti.
Proviamoci.
Χαίρε,
Marco Sartori