“E’ finita un’era nella comunicazione politica, basta con il dito medio, ora le parole riacquistano il loro significato”. Ne siamo sicuri?
Ieri in diretta televisiva Carlo Freccero, Claudio Sabelli Fioretti e Lilli Gruber hanno festeggiato, a Otto e Mezzo, la fine di un’era della comunicazione politica.
È finito il tempo del dito medio, inizia l’epoca in cui le parole riacquistano il loro significato.
Non è un’opinione solitaria ma rispecchia un modo di pensare diffuso e una lettura molto in voga sui media, che tuttavia sottovaluta alcuni elementi.
Innanzitutto opera una semplificazione estrema della comunicazione politica, ad esempio riducendo una comunicazione complessa e con forti elementi di efficacia come quelli della Lega, riducendola al fenomeno del dito medio.
Precisiamo questo punto, quindi, gli italiani votavano la Lega non perché faceva il dito medio ma nonostante facesse il dito medio.
In secondo luogo bisogna ricordare che gli unici che possono sancire la fine di un’epoca della comunicazione politica sono gli elettori, che finora non si sono ancora pronunciati. Il governo di Monti, è superfluo ricordarlo, non nasce infatti dalle urne, ma da dinamiche ed esigenze diverse.
E alle prossime elezioni è probabile che verranno premiate le forze che sapranno comunicare con efficacia, secondo regole e modalità che restano immutate dai tempi di Cicerone e che permettono a un discorso (politico, ma non solo) di essere compreso, ricordato e di convincere chi ascolta. Regole di comunicazione che non appaiono fra le qualità principali degli esponenti del nuovo governo.