E’ stata pubblicata quest’oggi la classifica mondiale della libertà di stampa ad opera dall’organizzazione Reporter senza frontiere (http://rsfitalia.org/). Tale classifica non è affatto indicativa della qualità dell’informazione presente nei diversi angoli della Terra, bensì tiene conto delle violazioni della libertà di stampa nel mondo: quindi il grado di libertà di cui godono i giornalisti, e più in generale, gli organi di informazione e le loro possibilità di svolgere un’inchiesta o, più semplicemente, di esercitare il sacrosanto diritto di critica. Tale reportage tiene conto degli episodi avvenuti tra il 1 Dicembre 2010 e il 30 Novembre 2011, ed è stato stilato facendo compilare dei questionari grazie allo sforzo di numerose associazioni presenti, o comunque operanti dei diversi Paesi.
I primi 8 posti sono tutti occupati da nazioni europee, con Finlandia e Norvegia appaiati in vetta, Estonia, Paesi Bassi e Austria a seguire. Al nono posto, primo Paese africano, vi è Capoverde, e subito dopo il Canada, prima nazione americana. Germania 18esima, Francia 38esima, ambedue con qualche progresso, e Stati Uniti al 47esimo posto, dopo aver perso una ventina di posizioni per via dei diversi arresti durante le manifestazioni “occupy wall street”. Gli ultimi posti, come di consueto, registrano nazioni stabili in quelle posizioni; l’Eritrea è il fanalino di coda, con Cina, Turkmenistan, Corea del Nord e Siria a farle da compagnia. La situazione in Russia (142) continua ad essere tragica, così come c’è da preoccuparsi per l’inasprimento della situazione in Uganda e Bielorussia. Anche il Brasile ha fatto un balzo indietro arrivando al 99esimo posto a causa delle morti di 3 giornalisti-blogger. La Primavera Araba invece, ha fatto si di far guadagnare posizioni a Libia e Tunisia, seppur non regni un totale livello di stabilità a livello politico e sociale.
L‘Italia, dal canto suo, continua a perdere posizioni, scalando al 61esimo posto. Come si ha modo di leggere nel resoconto dedicato al Vecchio Continente, il BelPaese “ha ancora circa una dozzina di giornalisti sotto protezione, con le dimissioni di Silvio Berlusconi ha da poco voltato pagina dopo molti anni di conflitto d’interesse. Ciò nonostante il basso posizionamento in classifica porta ancora i segni del vecchio governo, Soprattutto per il nuovo tentativo di introdurre una “legge bavaglio” e per l’intenzione di filtrare arbitrariamente i contenuti delle Rete”.
Già oltre alla legge bavaglio, più volte proposta dal precedente governo, adesso gli internauti italiani sono in ansia per l’emendamento Fava, già ribattezzato il Sopa italiano, che introdurrebbe l’obbligo per i provider di rimuovere qualsiasi contenuto solo sulla base di una segnalazione di un individuo, senza che il giudizio sia affidato a un organismo terzo -giudice- che decida dopo aver valutato le istanze di accusa e difesa. Un duro colpo da digerire per la libertà d’espressione. Poi c’è la puntuale “sentenza” di reporter sans frontieres, che ci rammenta come in Italia ci sia una libertà di stampa solo parziale, e capiamo il perchè delle proteste dei giornalisti precari che si stringono intorno a Giovanni Tizian.