Il picchio parlanteNon c’è Sopa(e Pipa) senza Acta!

Non sono bastate le numerose, e talvolta rumorose, proteste dei giorni scorsi contro i progetti di legge in discussione al Senato degli Stati Uniti: i famigerati Sopa e Pipa hanno infatti sparso no...

Non sono bastate le numerose, e talvolta rumorose, proteste dei giorni scorsi contro i progetti di legge in discussione al Senato degli Stati Uniti: i famigerati Sopa e Pipa hanno infatti sparso notevoli timori tra gli operatori del web. Così come non sono servite le opinioni di grande dissenso contro la chiusura di Megaupload, celebre sito di condivisione che contava su circa 50 milioni di utenti al giorno, ed eseguita dalla Fbi con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, al riciclaggio e alla violazione del diritto d’autore. Ancora in Italia, abbiamo dovuto assistere prima all’approvazione all’unanimità (nella Commissione per le politiche comunitarie) dell’emendamento Fava, e solo in un secondo momento tutti i partiti, eccetto la Lega Nord, si sono schierati contro dopo aver visto le critiche dell’opinione pubblica.

Stavolta a cercare di complicare il normale esercizio delle libertà digitali, c’è un trattato, tale Acta, già firmato da oltre 40 Stati e visto di buon occhio da grandi multinazionali, quali Sony, Intel ed altre imprese che si occupano di farmaci e prodotti agrobiologici. Il trattato in questione impegnerebbe gli Stati firmatari ad applicare norme severe per contrastare la pirateria digitale e la contraffazione di materiale. L’Unione Europea ha già aderito ad ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement), e nelle prossime settimane verrà discusso anche al Parlamento Europeo(il cui sito istituzionale ha subito attacchi ad opera di alcuni hacker).

Un altro possibile pericolo insomma, per la libertà degli utenti, visto che chiunque potrebbe chiedere i nomitavi ai server di coloro che usufruiscono di contenuti coperti da copyright, e senza passare dall’intermediazione di un giudice terzo. Ed un ulteriore limitazione potrebbe sorgere anche per le strutture, pubbliche e private, che svolgono attività di ricerca in campo medico, e che si servono abitualmente di determinati prodotti per proseguire i loro studi. Anche il loro (preziosissimo) lavoro potrebbe essere danneggiato dall’applicazione dell’Acta. Il connubio politci-lobby industriali sta cercando dunque un’altra mossa per tentare di far prevalere gli interessi del copyright per impedire una più ampia circolazione delle idee e dei contenuti, visto che nel recente passato è stato grazie alla libertà d’espressione, esplosa anche sui social network, che la Primavera Araba ha rovesciato diversi regimi.

E’ proprio grazie anche al contributo della rete, uno strumento che esalta la democraticità e trasparenza delle decisioni, è stato possibile rispedire al mittente le diverse leggi bavaglio in Italia, come la delibera dell’Agcom nella scorsa estate. E’ possibile firmare una petizione contro Acta sul sito dell’associazione agorà digitale (http://www.agoradigitale.org/acta1) per esprimere il nostro dissenso contro l’ennesima legge liberticida nei confronti del world wide web.

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