ITALIABILITYFebbraio: la neve ferma i treni, non le tasse

Oggi ho capito perché il banale ritardo di un treno ci manda in bestia. Stando al calendario siamo ai primi di febbraio e in Italia è inverno pieno. In queste settimane, a nord la temperatura è qua...

Oggi ho capito perché il banale ritardo di un treno ci manda in bestia. Stando al calendario siamo ai primi di febbraio e in Italia è inverno pieno. In queste settimane, a nord la temperatura è quasi sempre sotto lo zero e molto spesso nevica. A nordest direi sempre, perché negli ultimi quarantacinque anni non ricordo un inverno senza. Eppure questa mattina, il puntuale servizio informazioni delle Ferrovie dello Stato imputava alla neve i consistenti ritardi in partenza e in arrivo e le numerose soppressioni.

Mancando qualsiasi forma di precipitazione, gli smarriti viaggiatori fanno atto di fede, salgono a bordo con 25 minuti di ritardo e si incollano ai finestrini per assistere a questo eccezionale fenomeno chiamato “nevicata invernale”. Un’ora più tardi, quaranta chilometri più a sud, eccoli finalmente accontentati. Dal cielo scendono cristalli che si depositano per due/tre centimetri sui binari dove invece fioccano ritardi di 20, 30 e in alcuni casi 60 minuti. Va bene così, perché sono migliaia le persone che il treno non lo vedono nemmeno: non sono nemmeno le 9 del mattino e i tabelloni delle stazioni indicano già 3 treni soppressi su 10.

Saltano appuntamenti, esami, riunioni, si perdono ore di lavoro da recuperare con permessi ferie, aerei ed eventuali coincidenze prendono letteralmente il volo. Nessun problema, la solita voce elettronica porge le scuse ufficiali di Trenitalia. Nel frattempo, a bordo treno, due zelanti ferrovieri anziché chiedere ai passeggeri cosa possono fare per diminuire gli inevitabili disagi, si aggirano come faine per controllare i biglietti.

Fughiamo subito il dubbio: i biglietti bisogna pagarli e in gran parte dei paesi occidentali sui mezzi pubblici non riesci a posare nemmeno la suola anteriore se non hai il biglietto. In una giornata così, però, con la principale azienda di trasporto ferroviario del paese “sorpresa” e messa al tappeto da qualche fiocco di neve in pieno inverno e dopo un fine settimana in cui la stessa Trenitalia ha abbandonato al suo destino alcune centinaia di passeggeri su due diversi convogli, ecco, dopo tutto questo, dopo decine di soppressioni e qualche migliaio di minuti di ritardo, con quale faccia si va a caccia dell’evasore?

Più dei ritardi e dei disagi è questo atteggiamento a fare imbufalire i passeggeri. Lo stato comatoso a cui sono ridotte le Ferrovie dello Stato è l’emblema della nostra Italia. Rispetto agli anni scorsi circolano meno treni, però l’unico modo di abbattere i ritardi è l’allungamento degli orari.

Allo stesso modo il nostro paese è incapace da anni di fornire servizi all’altezza di una grande economia, eppure esoso nel pretendere il pagamento di quanto dovuto, ovvero le tasse. Stiamo così diventando cittadini a una dimensione, titolari di doveri e non di diritti. Sarà forse ora che cominciamo a domandarci cosa è giusto fare o non fare con i soldi delle nostre tasse?

Signor Rossi

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