Mancano poco più di due settimane al voto, che non riserverà certo sorprese. Al di là dello spazio che l’opposizione extraparlamentare russa (o per meglio dire moscovita, o metropolitana, aggiungendo alla capitale anche San Pietroburgo) trova sui media occidentali, i numeri dicono che non ci sarà storia. I candidati sono cinque, il vincitore sarà Vladimir Putin. Magari anche al primo turno o forse appunto al secondo, cosa che lui stesso ha detto di non considerare una tragedia. A dire il vero sarebbe un altro colpo alla sua immagine che ha goduto di tempi migliori, ma ora la situazione è questa.
Le manifestazioni previste nei prossimi giorni serviranno a mobilitare i due schieramenti: il paradosso è che se quello putiniano sa bene chi è il suo candidato, l’opposizione combatte per la gloria (l’obbiettivo è quello di arrivare al ballottaggio) e la popolarità tra i giornalisti occidentali che spesso scambiano i desideri con la realtà.
Già, ma chi sarà allora, ed eventualmente, lo sfidante al secondo turno? I sondaggi vedono in pole position il comunista Gennady Zyuganov, che fu sconfitto da Boris Eltsin nel 1996. L’altra faccia nuova dietro di lui sarebbe Vladimir Zhirinovsky, uno che la prima volta si presentò alle presidenziali del 1991. Più distaccati il grigio Sergei Mironov e Mikhail Prokhorov, l’oligarca dalle grandi ambizioni e dai rating non esaltanti.
Fin qui i nomi, veniamo però ai numeri. Quelli dati dagli istituti di ricerca che danno la giusta dimensione delle forze in campo e di come molto probabilmente si comporterà l’elettorato il 4 marzo.
Il filogovernativo Vciom il 4-5 febbraio ha dato Putin in testa al 53%, seguito da Zyuganov (10%), Zhirinovsky (8,2%), Prokhorov (4,6%) e Mironov (3,3%). Il 9,8% non andrà alle urne e la stessa percentuale non risponde.
Il Fom, stessa data di rilevamento, vede Putin in testa al 47%, seguito da Zyuganov (9%) e Zhirinovsky (9%), Prokhorov (4%) e Mironov (2%). Per questo istituto il 9% non andrà a votare e il 18% non dà una risposta.
Per il Levada Center, considerato il più indipendente, Putin avrebbe (22-23 gennaio) il 43%, seguito da Zyuganov (11%) e Zhirinovsky (7%), Prokhorov (4%) e Mironov (3%). A quella data non era ancora stata comunicata l’esclusione di Gregori Yavlinski (1%) e Dimitri Mesenzev (1%). Il Levada differenzia anche tra gli indecisi che andranno comunque a votare (9%), chi non sa ancora se andrà a votare (7%) e chi non andrà a votare (14%).
Inoltre vengono indicati anche i risultati che otterrebbero i candidati prendendo in considerazione solo chi è sicuro o quasi sicuro di andare alle urne. Putin 63%, Zyuganov (15%), Zhirinovsky (8%), Prokhorov (5%) e Mironov (5%), Yavlinski (2%) e Dimitri Mesenzev (1%).
Sulla stessa linea le previsioni del Fom (sempre del 5 febbraio) danno Putin al 59%, Zyuganov (15%), Zhirinovsky (12%), Prokhorov (5%) e Mironov (7%).
In sostanza, considerando l’opposizione di piazza non si è unita su un candidato e a meno di stravolgimenti negli ultimi giorni, i numeri dicono che la partita è già decisa, probabilmente anche al primo turno.