Capita sempre più spesso.
Ad un aperitivo dopo una giornata estenuante di lavoro. Al mare chiacchierando con il “vicino di ombrellone”. In montagna a sciare lungo un tratto di seggiovia.
Capita più spesso quando il nostro interlocutore è praticamente uno sconosciuto.
Vuoi perché ci è stato appena presentato al suddetto aperitivo, oppure ci si è appena seduto accanto nella suddetta spiaggia o sulla suddetta seggiovia.
Attacca bottone, comincia a parlare e, in un primo momento, sembra una persona interessante e gioviale e pensi (errore!) «Ma guarda un po’ che persona interessante che ho incontrato, quanto è gioviale!».
Qui innesca la trappola.
Continua a parlare di sè, ci racconta delle sue esperienze, della sua visione della vita, di quanto è stato maleducato un non meglio precisato qualcuno che ha incontrato poco prima, di quanto sono sgrezzi al ristorante che gli avevano consigliato, di «Mi raccomando, se vuoi andare in un posto buono, vai da La Cascina della Piera Vattelapesca, dì che ti mando io» (poi ci vai, dici che ti manda lui e ti guardano come un fesso), cominciano a dispensare consigli.
Il gioco è quasi fatto.
Vogliono apparire i nostri migliori amici (ma sono degli organismi unicellulari vuoti ed allergici alla materia grigia). Parlano di sé, ma, fateci caso, mentre stanno tendendo la trappola, se ne guardano bene di costruire un dialogo: è un pericoloso monologo.
Dopo soli cinque minuti che hanno sputato sentenze io farei qualsiasi cosa per staccarmeli di dosso.
La trappola scatta.
«E tu» ti chiede all’improvviso quando sei praticamente sfinito «E tu dove vai il prossimo weekend?»
«E tu qual è la nuova auto che ti compri?»
«E tu quale modello di sci che hai scelto»
Non c’è verso.
Qualsiasi sia la risposta – anche se cioè si rispondesse alle suddette domande, nell’ordine, «Alle Maldive» «Una Ferrari» «Quelli olimpionici da discesa super» – la replica sarebbe sempre, nella migliore delle ipotesi
«Ma che posto del (parolaccia)»
«Ma che auto del (parolaccia)»
«Ma che sci del (parolaccia)».
Ma che cosa vuoi?
Ma perché me lo chiedi?
Ma perché mi illudi di essere una persona dalla quale io possa trarre una qualche sub specie di beneficio?
Quale è stato il vantaggio del nostro incontro?
Ma perché hai attaccato bottone con me senza che neanche ti conoscessi?
Chi ti ha autorizzato ad esprimere un giudizio sulle mie scelte senza che io autorizzassi espressamente a farlo?
Chi ti ha concesso questa libertà di scendere in campo?
Un consiglio spassionato a tutti i miei lettori.
Guardatevi bene da che si improvvisa amicone e vi si siede accanto tipo il gatto e la volpe.
Se, invece, siete voi a sedervi accanto a qualcuno, fate come diceva Sofocle: siate utili!
Χαίρε,
Marco Sartori