ManicaLargaL’Ultima Battaglia di Julian Assange Passa per la Corte Suprema. Se Vince Potrebbero Cambiare ne Norme del Mandato d’Arresto UE

L'ultimo atto va in scena. Davanti ai giudici della Corte Suprema britannica Julian Assange si gioca infatti l'ultima carta che ha a disposizione per evitare l'estradizione in Svezia - dove e' accu...

L’ultimo atto va in scena. Davanti ai giudici della Corte Suprema britannica Julian Assange si gioca infatti l’ultima carta che ha a disposizione per evitare l’estradizione in Svezia – dove e’ accusato di molestie sessuali. Se perde, questa volta e’ ‘game over’. Se vince, la procedura stessa del mandato d’arresto europeo finira’ per essere rivista, per lo meno in Gran Bretagna.

Sul banco degli imputati, insomma, ormai non c’e’ piu’ il solo boss di WikiLeaks. Il suo caso, infatti, e’ stato giudicato di ”grande interesse” pubblico dalla Corte Suprema tanto che sette giudici – anziche’ i tradizionali cinque – dovranno valutare se dare torto o ragione alle obiezioni sollevate dai legali di Assange. Dinah Rose, il super-avvocato che oggi ha affrontato per quattro ore di fila i giudici, e’ partita in quarta senza un’ombra d’incertezza. ”Il caso e’ molto semplice: un pm svedese va considerato come autorita’ giudiziaria capace di spiccare un mandato di arresto europeo e quindi chiedere l’estradizione?”, ha chiesto in apertura del processo. ”La persona che compie indagini su un individuo – ha proseguito – non puo’ costituire autorita’ giudiziaria, che deve essere indipendente dall’esecutivo e dalle parti in causa. Suggerire che lo sia significa infrangere un principio vecchio di secoli”.

Nello specifico, sul mandato di arresto europeo Rose ha dichiarato: ”La procedura che lo rende possibile si basa sulla fiducia. La semplificazione di queste procedure deve essere bilanciata dalla protezione dei diritti”. Il che significa, banalmente, che la richiesta venga vagliata da un giudice terzo. Su questo aspetto si e’ dipanata una dotta discussione che ha preso in esame, parola per parola, l’extradiction act del 2003, la legge dello Stato britannico che regola per l’appunto il mandato di arresto europeo. La tesi della Rose e’ che il legislatore abbia introdotto volutamente l’espressione ”autorita’ giudiziaria” per garantire il controllo di una figura terza.

Questioni di lana caprina? Non tanto. I giudici si sono dimostrati infatti molto attenti e recettivi all’argomento. La Corte Suprema, va ricordato, non entrera’ nel merito delle accuse mosse contro Assange, ma si esprimera’ solo sulla ”dubbia” imparzialita’ dei procuratori. Il risultato dunque non e’ scontato. Tanto che la prodigiosa Clare Montgomery, l’altro super-avvocato che rappresenta le autorita’ svedesi nella contesa, e’ apparsa per la prima volta in difficolta’. Il processo si concludera’ con l’udienza di domani. Detto questo, per avere il verdetto – dicono alla Corte Suprema – e’ ragionevole prevedere un’attesa di ”diverse settimane”.

Al termine di questa epopea, pero’, ci si potrebbe anche trovare d’innanzi a un vero e proprio paradosso. In caso di vittoria, infatti, Assange non sarebbe obbligato a recarsi in Svezia, ma continuerebbe a pendere su di lui il mandato di arresto emesso dall’Interpol. ”Rovesciarlo non e’ facile, e’ un procedimento ambiguo”, ha spiegato uno dei legali di Assange. Al di fuori del Regno Unito, il capo di WikiLeaks si ritroverebbe, insomma, nuovamente nei guai.