Conviene non farsi trovare impreparati ai grandi appuntamenti: meglio passare per invitati anziché imbucati, anche se poi ci si è per davvero intrufolati furtivamente alla festa. E’ il 6 Nazioni, nato di fatto nel 1878 quando scozzesi e inglesi misero in palio un trofeo per una partita di rugby a Calcutta: la Calcutta Cup, ovviamente. Così nacquero le sfide internazionali, in uno degli angoli dell’impero britannico – o tempora, o mores.
Simboli e inni
Inghilterra. La rosa, importata nell’isola da Eleonora di Provenza, sposa di re Enrico III (1216 – 1272). Ne venne fuori una guerra: Lancaster (rosa rossa) contro York (rosa bianca). Tra le due casate, ha la meglio quella dei Tudor con Edoardo VII, ma la rosa rossa rimane appuntata sul petto dei giocatori.
Pare poi che gli inni furono inaugurati proprio da God Save the Queen, adottato nel 1745 nel costituito Regno Unito d’Inghilterra, Galles, Irlanda e Scozia. Send her victorious, happy and glorious. La rosa o la regina?
Galles. Hanno le piume di struzzo, trofeo di guerra. Nel 1346, dopo aver vinto la battaglia di Crécy, re Edoardo, principe di Galles, si prende come bottino di guerra l’armatura e l’elmo del re di Boemia, alleato dei francesi sconfitti. Sull’elmo ci sono delle piume di struzzo accompagnate dalla scritta in tedesco Ich Dien, che compare anche nel simbolo rugbistico gallese.
Cantano Mae hen wlad fy nhadau, che tradotto in inglese viene Land of My Father. Dicono che valga almeno sette punti di vantaggio per i dragoni rossi. L’ex Gareth Edwards è convinto valgano molto di più. Ma la matematica, a volte, è un’opinione.
Irlanda. Il trifoglio, usato da san Patrizio per spiegare la Trinità mentre convertiva l’isola al cristianesimo. Non fa una piega.
L’Irlanda e l’Irlanda del Nord, un solo inno: Ireland’s Call, nato nel 1995: From the four pround provinces of Ireland (Munster, Leinster, Connacht, Ulster), together standing tall, shoulder to shoulder.
Scozia. Il cardo, che punge se ci si cammina sopra scalzi: lo fecero i Danesi nell’anno Mille, decisi a conquistare il castello di Staine in piena notte per non farsi vedere, né sentire. Finirono tra i campi di cardi e cominciano ad urlare dal dolore, gli scozzesi si svegliono e li ricacciano a casa. C’è chi ha le oche del Campidoglio, chi la botanica.
Flower of Scotland – e diversamente non poteva essere. Celebra la vittoria su re Edoardo II nella battaglia di Bannockburn, 1314. Eseguito per la prima volta nel 1986, dopo aver vinto via referendum: il fiore di Scozia ha affrontato la Proud Edward’s Army and sent him homeward, tae think again.
Francia. Sono galli, per via del latino: “gallus”, il gallo o il gallico, abitante della Gallia. Nel XVII secolo Colbert sceglie le coq come contrapposizione all’aquila austriaca. D’altronde come alzano la cresta i francesi…
La Marsigliese, inno di rivoluzione, cantata dalle truppe in marcia da Marsiglia a Parigi. Il giorno di gloria è arrivato. Formez vos battalions! I primi che ci tocca affrontare in questo torneo, a Parigi, con i francesi che avranno voglia di farci pagare con gli interessi la sconfitta patita l’anno scorso a Roma.
Italia. Sì, per ultima, ma dopo tutto il simbolo pare roba da DDR: Scudetto tricolore con scritta Fir (Federazione italiana rugby) accompagnato da rami d’ulivo (la volontà di pace della nazione) e di quercia (la forza e la dignità del popolo).
Siamo Fratelli d’Italia, dall’Alpe a Sicilia, dovunque è Legnano, come scrisse Goffredo Mameli. Caduta la monarchia e mandata in pensione la Marcia reale, viene preferito da Alcide De Gasperi alla Leggenda del Piave. Ufficialmente adotatto come inno nel 1973: rimaniamo una repubblica provvisoria.