Su questo giornale é già stata data evidenza ad una brutta storia, riguardante un concorso universitario per ricercatore a tempo indeterminato in economia.
La comunità scientifica, allora, con un moto di protesta davvero straordinario, che ha coinvolto docenti e ricercatori da tutto il mondo, è riuscita a sollevare un tale polverone da indurre il rettore ad annullare il concorso stesso.
Tutto é bene quel che finisce bene?
Assolutamente no. In questo paese che ha il Gattopardo nel dna, la denuncia di un episodio non altera il marcio che c’é nell’intero sistema.
Una nuova vicenda sta creando clamore nel mondo accademico: se vogliamo, è una storia ancora più desolante.
Questa volta, protagonista é l’Università dell’Insubria. La vicenda é riassunta, come sempre, nel blog della petizione del gruppo SECS in the cities, un gruppo di ricercatori nato per scambiare informazioni su concorsi e opportunità di lavoro nel mondo della ricerca (il nome del gruppo deriva dal prefisso utilizzato dal Ministero dell’Università per identificare ai fini concorsuali i settori scientifico-disciplinari dell’area di Economia).
Nella tabella comparativa della produzione scientifica, appare evidente, se non imbarazzante, la sproporzione tra i candidati partecipanti e il vincitore.
I cinque lavori pubblicati ad oggi da quest’ultimo sono capitoli di un unico testo in italiano curato dal presidente della commissione esaminatrice. Tre di questi capitoli sono in coautorato col presidente stesso.
E vantano la bellezza di… 0 citazioni.
Il rettore ha già firmato gli atti del concorso; non è possibile, dunque, ottenere lo stesso risultato, cioè l’annullamento del concorso, raggiunto con la petizione per il caso dell’Università del Piemonte Orientale.
Ogni decisione spetta alle autorità giudiziarie competenti, qualora venisse fatto ricorso.
E la cosa non è affatto da escludere, posto che un corollario interessante di questa fase di transizione, in cui stanno scomparendo i concorsi per ricercatore a tempo indeterminato, è che i candidati esclusi non hanno più nulla da perdere.
C’è come un sapore amaro nello scatenarsi di una guerra del ‘tutti contro tutti’; nell’incupirsi generale di un sistema su cui, con un silenzio complice, si sono ingoiati troppi rospi per troppi anni.
Con buona pace di qualità e merito, salvo che nelle parole e negli indirizzi programmatici di chiunque fosse chiamato a prendere decisioni.
E però c’è un però: la famosa sacca che sembra sempre da riempire; il vaso che deve avere una falla da cui l’ultima goccia stenta a traboccare…
Forse hanno raggiunto la soglia critica.
La soglia di decenza e onestà intellettuale oltre la quale una minoranza spesso inutilmente profetica diventa massa critica.
Come diceva Lec, “chi tiene l’acqua in bocca abbia poi la buona creanza di non sputarla sugli altri”.
E’ il momento di stigmatizzare l’accaduto, denunciare ogni concorso scorretto. In un paese troppo affezionato al concetto di ‘casta’, applicato solo alla politica, é ora di capire che certe ingiustizie non sono più accettabili.
Se veramente l’Italia ha voglia di normalizzarsi….