La vittoria dell’Apoel Nicosia sul Olympique Lione (e il suo ingresso nel gotha del calcio europeo) è una di quelle cose che rendono questo sport ancora degno di essere seguito. Il successo del misconosciuto club di un’isola del mediterraneo (che sopravvive con un budget annuale di poco superiore agli 8 milioni di euro) ai danni di un colosso quale l’OL (12 partecipazioni consecutive alla Champions League) deve far ricredere quanti sostengono che oramai, nell’odierno calcio globalizzato, tutto sia scontato e che non vi sia più spazio per i miracoli.
Merita, tuttavia, di essere ricordato che l’episodio che tutti i media oggi stanno celebrando non sarebbe stato possibile senza il decisivo intervento del presidente della Uefa Michel Platini. Se la squadra cipriota ha potuto affacciarsi per la prima volta alla massima competizione continentale, nel 2009, è stato infatti solo grazie alla tanto criticata riforma dei preliminari di Champions voluta dall’ex juventino al fine di realizzare una competizione “più democratica”.
A partire dal 2009, l’accesso residuale alla Champions si gioca mediante due distinti percorsi, in cui si sfidano da una parte i club delle Federazioni “maggiori” (quelle che vanno dal primo al 15esimo posto nel ranking Uefa, vedi Udinese-Arsenal di quest’anno) e dall’altra le vincitrici dei campionati delle Federazioni “minori” (fino al 50esimo posto nel ranking).
Proprio grazie alla “riforma Platini” l’Apoel poté partecipare, per la prima volta, alla fase finale della Champions, nell’edizione 2009/10, e pur non riuscendo a superare la fase a gironi (in cui sfidò Chelsea, Porto e Atletico Madrid) ebbe modo di porre le basi – anche economiche – del successo di oggi.
Insomma, se i ciprioti sono entrati nella storia non possono non dire anche: “Merci Michel”.