Bisogna attendere il risultato definitivo delle elezioni in Iran per capire che cosa potrebbe accadere, ma la tensione tra Teheran e il resto del mondo sta facendo tremare anche Dubai. Come sottolinea il Dubai Supreme Council of Energy, le minacce iraniane di chiudere lo stretto di Hormuz hanno quest’anno fatto salire il prezzo del petrolio dell’11%.
E anche se l’emirato dichiara di dipendere dall’oro nero (anche iraniano) solo per l’1%, l’aumento del greggio non aiuta certo il crescente fabbisogno di energia della cittá. Il Burj Khalifa, da solo, ha bisogno di circa 36 MW per far brillare le sue oltre 100 mila luci, per far funzionare i 375 chilometri di cavi del sistema di allarme antincendio e i 34 chilometri di tubazioni per l’acqua.
Per tenere accesi tutti gli altri grattacieli, le strade illuminate a giorno, l’aria condizionata 365 giorni l’anno e per far funzionare gli impianti di dissalazione dell’acqua, Dubai utilizza invece il gas, proveniente in parte dagli Emirati e poi dai paesi vicini (primo tra tutti il Qatar).
Come sempre accade da queste parti, le autorità rassicurano, dichiarando che la situazione é sotto controllo, che da tempo ci si é preparati all’inevitabile diminuzione di risorse naturali (non solo dovute a possibili instabilità politiche) e che una gamma diversificata nella fornitura tutela da ogni genere di black out. Ma la domanda se la pongono tutti, qui: quanto potranno durare le luci di Dubai?