In attesa dei risultati delle elezioni

Ieri si sono tenute in Iran le none elezioni parlamentari della Repubblica. Il governo ha emesso un comunicato in cui faceva presente che, a causa dell'alta affluenza alle urne, le operazioni di sp...

Ieri si sono tenute in Iran le none elezioni parlamentari della Repubblica. Il governo ha emesso un comunicato in cui faceva presente che, a causa dell’alta affluenza alle urne, le operazioni di spoglio si sarebbero prolungate fino a tarda notte. Mentre è vero che i risultati tardano ad arrivare, alcuni giornalisti occidentali fanno sapere che l’affluenza alle urne potrebbe essere una messinscena. Certo, alle ultime elezioni il turnout era stato altissimo: la partecipazione aveva toccato ufficialmente l’87 per cento e si erano viste lunghe file fuori dai seggi in tutto il paese. Ma l’esito di quel grande impegno popolare volto a dare una sterzata alle politiche del paese fu così deprimente (brogli elettorali e repressione delle proteste) che sarebbe comprensibile se la maggior parte degli iraniani oggi fosse restata a casa propria.

Dopotutto chi è al potere ha già dimostrato di sapere come orchestrare un voto artificioso, pertanto c’è da prestar fede ai sondaggi usciti negli ultimi mesi sul sito ufficiale delle elezioni. Qui sotto il grafico.

I sondaggi mostrano sostanzialmente che i partiti importanti una volta formato il Majles (il parlamento iraniano) saranno soltanto quattro. I due dati in vantaggio, il Fronte unito dei principalisti e il Fronte islamico della stabilità rivoluzionaria, sono dei fedelissimi del Leader Supremo Khameneì. Segue al terzo posto un partito di riformisti e al quarto la Voce del popolo, un altro partito personalistico guidato da Mohsen Rezaì. Il partito di Ahmadinejad dov’è? E’ stato messo al margine della vita politica del paese dal Leader Supremo, insoddisfatto della condotta del presidente e dagli insuccessi avuti sia in ambito nazionale che internazionale. Un altro grafico vi può chiarire meglio la situazione:

Come vedete il Leader Supremo si assicurerà il controllo totale sul Parlamento, lasciando ai riformisti la possibilità di dire la loro: tanto sanno che se si lamenteranno troppo verranno espulsi dal Majles, se non arrestati. Ahmadinejad e i suoi fedeli invece rischiano di perdere ogni forma di supporto in Parlamento. Comunque il presidente resterà in carica fino a fine mandato, nel 2013.

Aspettiamo i risultati, ma non mi stupirei se fossero cuciti addosso alle previsioni, che penso siano state fatte dallo stesso ufficio che fabbricherà i dati sull’affluenza e sulle percentuali.

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