E così, Pandiani ha fatto poker. Cala l’ultimo asso “Mordenti” sul tavolo e si conferma un ottimo domatore di lettori.
Per questo quarto episodio della serie, Pandiani abbandona Parigi e trasporta in elicottero una parte de Les Italiens nella campagna a sud-est della Ville Lumière tra Fontainebleau, Barbizon e Melun, dove vecchie storie legate alla presenza nazista in Francia non cessano di avere tristi e nefaste conseguenze. Le atmosfere cupe e il sangue versato non mancano di tenere desti i sensi ed evitano di appisolarsi durante la lettura.
Les Italiens, la squadra anarchica della brigata criminale, si conferma una bella invenzione e il commisario Mordenti, che la guida, un personaggio da riduzione cinematografica.
Anche qui, come nei precedenti romanzi, si parte subito in quarta con una carneficina. Certo, la violenza e le scene “pulp” dei primi due romanzi sono inarrivabili e lasciano un segno importante nella mente del lettore, ma anche in questo ultimo – per ora – episodio si parte in apnea.
Il racconto sembra poi assumere connotazioni mitigate dai colori del grano maturo nella campagna e dal caldo sole di inizio estate che ricorda quello di “Maigret e la chiromante”. Eppure è soltanto un’illusione: la violenza vendicativa non conosce soste e si autoalimenta, lasciando il commissario Mordenti, affascinante e malinconico come sempre, a combattere con un mondo dove soltanto il presente ha il vezzo di esistere e manifestarsi. Per il futuro non c’è storia.
Come potrebbero mancare, poi, donne bellissime, misteriose, “complicate” – diremmo in un’accezione facebookiana – che, vere e assolute co-protagoniste, irretiscono inesorabilmente Mordenti? Attorno a loro si muovono pochi gendarmi frustrati o abbandonati a pene d’amore, vecchietti fin troppo arzilli e, naturalmente, Les Italiens, che si ritrovano insieme nell’unica sequenza parigina, ovviamente un mattatoio con morti, feriti e litri di sangue sparsi senza risparmio.
Con questo romanzo, l’autore cambia editore. “Pessime scuse per un massacro” esce per i tipi della Rizzoli, mentre i precedenti tre romanzi sono stati pubblicati dalla Instar Libri, piccola casa editrice torinese, che ha offerto ai lettori copertine, colori e tratto grafico che hanno – a mio parere – contribuito al successo dell’autore. La nuova veste Rizzoli non è brutta, la costa è in tela rossa e la carta non è pessima, come invece sempre più spesso accade purtroppo di constatare. Le copertine della Instar però avevano il pregio di catapultare immediatamente il lettore nella storia, quella della Rizzoli si limita invece a un’eleganza formale che rimane fine a se stessa.
Infine, degna di plauso è la continua interazione dei romanzi e dell’autore con il blog di Les Italiens, che sempre aggiornato e ben curato, costituisce al tempo stesso un’anteprima e un approfondimento dei temi trattati nei romanzi.
6 Marzo 2012