Sfidando i falsi moralismi, il buonismo ipocrita e l’indifferenza, le ragazze del Red Light District di Amsterdam promuovono la campagna di «Stop the Traffik» (organizzazione internazionale che si occupa di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tratta degli esseri umani) denunciando un fenomeno dilagante, ma poco noto ai non addetti a lavori.
Le ragazze hanno inscenato una coreografia da dietro le famose vetrine di Amsterdam, sorprendendo la folla di passanti, stupiti dal comportamento anomalo di quelle che sono considerate spesso alla stregua di merce in vendita. Al termine della coreografia è stato poi proiettato il messaggio su un edificio: «Ogni anno a migliaia di donne è promessa una carriera da ballerina nell’Europa occidentale. Purtroppo poi finiscono qui». Messaggio che oltre a denunciare il fenomeno del traffico degli esseri umani, insidia l’idea che non tutte le donne presenti nella zona rossa siano effettivamente libere.
Lasciando da parte i pre-giudizi sul diritto di ogni soggetto di scegliere la propria professione, si prendano in considerazione i dati relativi alla tratta, vera e propria schiavitù, che allontana uomini, donne e bambini dalle loro case, attraverso l’inganno o la violenza.
Il traffico di esseri umani non si limita, però, allo sfruttamento sessuale dei corpi, ma si estende a rispondere alla domanda di forza lavoro irregolare, che obbliga spesso anche minorenni a vivere in condizioni disumane svolgendo lavori più che usuranti senza, ovviamente, ottenere alcun compenso. Questa popolazione fantasma, è destinata, inoltre, al lavoro domestico, al settore edile, all’agricoltura e, addirittura, a riempire i vuoti affettivi di famiglie abbienti che acquistano figli piuttosto che percorrere l’iter regolare (seppur complicato) dell’adozione.
Secondo quanto riportato dal sito ufficiale di Stop the Traffik, ogni anno, tra i due e i quattro milioni di uomini, donne e bambini sono vittime della tratta, più di una persona al minuto, il che equivarebbe a riempire un volo di linea giornaliero, con un giro d’affari che incasserebbe il doppio del fatturato mondiale della Coca Cola.
Nel 2005 l’ILO – International Labour Organization – ha stimato che circa 12.3 milioni di persone sono vittime di lavoro forzato, di queste 2.4 milioni, sono state fornite ai ‘datori di lavoro’ attraverso la tratta di esseri umani, per un profitto totale stimato di «32 miliardi di dollari l’anno, pari a una media di circa 13 000 dollari l’anno per ciascuna vittima. […]
Per quanto concerne invece le vittime dello sfruttamento sessuale si tratta nella stragrande maggioranza di donne e di ragazze. Inoltre lo studio rivela che sono i minori di 18 anni a pagare il più alto tributo rappresentando essi complessivamente il 40-50 % delle vittime del lavoro forzato nel mondo». Mentre gli uomini sono destinati maggiormente a rispondere alle necessità di un mercato del lavoro che abbatte i costi della manodopera attraverso lo sfruttamento di esseri umani, le donne sono le principali vittime del mercato sessuale. Nonostante molti considerino ogni prostituta semplicemente come un introito non versato all’erario (laddove la prostituzione non sia normata), molte delle donne che giungono soprattutto nei territori occidentali, sono attratte con inganno o spesso con violenza, ritrovandosi schiave di organizzazioni che lucrano sullo sfruttamento di esseri umani.
La prostituzione è argomento talmente tanto intriso di conformismi, da far spesso dimenticare l’umanità che si cela dietro i numeri. L’astrattezza di un concetto rende, infatti, più facile la dissertazione, permettendo al partito della morale di inveire senza pietà e, allo stesso tempo, concedendo a coloro che considerano la libertà limitata solo dall’altrui diritto di agire, di non indagare sulla possibilità che il soggetto in questione, la prostituta, possa essere schiava di individui che la forzino a un agire falsamente libero.
Il pre-giudizio nasce, infatti, impedendo il pensiero autonomo: la prostituta è un corpo senza anima, dedito alla soddisfazione dell’altrui piacere in cambio di un compenso. Sarà per questa ragione che il video ha ottenuto un grosso impatto sul web, ha scatenato, infatti, lo stesso stupore che si sarebbe prodotto se improvvisamente, in un negozio di giocattoli, tutte le bambole si fossero messe a parlare, mostrando qualcosa di incorporeo dietro l’incartamento di plastica.
Una bella “novità”: anche le prostitute hanno un’anima.