Il dibattito accalorato e partecipato, talvolta anche aspro, che suscitano le riflessioni sul Movimento 5 Stelle, dimostra chiaramente che la gente ha voglia di Politica. Ne ha bisogno. Ne vuole avere bisogno.
Forse, ancor di più oggi che sentiamo il peso della fine drammatica e ignobile di un corso storico, politico e sociale, come per anni lo avevamo inteso e conosciuto. Di una deriva morale senza precedenti.
Il cittadino comune, ma non quello Qualunque, sente l’insopprimibile esigenza e tensione alla partecipazione democratica e attiva. Per non sentirsi schiavo né servo. E le forme tradizionali in cui incanalare questa voglia fisica e mentale di sentirsi parte e responsabile del tutto, da sempre sono state costituite dai partiti.
Di partiti e di rappresentanza non ne possiamo né, tantomeno, dovremmo fare a meno. Verrebbero meno le condizioni per la democrazia.
Sorge allora spontaneo e necessario chiedersi: i partiti di oggi, così come strutturatisi e conosciuti negli ultimi vent’anni, hanno garantito una buona democrazia? Hanno permesso ai cittadini di partecipare, facendosi direttamente carico dell’onere della rappresentanza e assumendosi la tutela dei loro interessi?
Ci hanno reso un popolo più maturo politicamente e civilmente, più responsabile, più consapevole?
Hanno garantito l’accesso e la partecipazione a tutti?
Se avessero osservato e rispettato la ragione del loro essere, non avrebbero nulla da temere da alcuna forza che si pone l’obiettivo ambizioso di sostituirsi ad essi.
Sebbene abbiano abdicato al loro ruolo di rappresentanza, di buona rappresentanza, essendo causa prima e unica della perdita di fiducia e di credibilità collettiva, non sono ancora riusciti – e speriamo che non riescano, seppur l’abisso degli uomini e la vacuità delle idee – a sopprimere il bisogno di politica.
Politica è sinonimo di partecipazione attiva, la quale si sostanzia nelle forme della democrazia.
Ma questo è un assioma, si potrebbe rispondere. Banale e scontato, verrebbe da aggiungere, perché sedimentato nelle nostre coscienze civili. Talmente banale e acquisito che i partiti tradizionali e la loro classe dirigente- l’unica che in Europa garantisce ai propri elettori di seguire e monitorare la vecchiaia degli eletti – sembrano averlo dimenticato.
Grillo non è antipolitica. Il Movimento 5 stelle, che non vuole identificarsi con il suo “sponsor di traino”, non è antipolitica. Quest’ultima non esiste. Non ci appartiene e non può diffondersi.
Il rigurgito di disgusto e di malcontento, incanalato con più facilità nelle forze che non si identificano nell’attuale sistema, non è antipolitica. E’ lotta e acredine furiosa contro questa indegna politica. Contro l’attuale modalità di farla e pensarla.
Il Movimento 5 Stelle ha capito, in anticipo rispetto a tutti gli altri, come dare voce ad un sibilo soppresso e inascoltato, quello dei cittadini. Come dare spazio e considerazione a chiunque si volesse proporre e offrire. Quanti contano e incidono attivamente, all’interno dei partiti, se non le poche sparute decine di uomini della “nomenklatura”?
Il M5S ha avuto la possibilità, dalla sua nascita, di affrontare competizioni elettorali territoriali e locali.
E’ sul territorio, però, a casa della gente, di fronte ai problemi della quotidianità, che si misura la capacità, prima persuasiva e poi fattiva di un programma. Saranno poi gli elettori a giudicare.
Dei partiti attuali, lo abbiamo già fatto. E non si salvano in molti.
Perché, però, delegittimare, tacciandolo solo di antipolitica e populismo, un movimento spontaneo e davvero partecipato e “partecipabile”, che non vuole per niente identificarsi con Grillo?
Troppo populistico e semplice cercare di distruggere il sistema? I cittadini non vogliono una deriva populistica Ne conoscono il pericolo , ma non vogliono più – e siamo stanchi tutti – di questa interessata e poco efficace e convincente politica.
I partiti potranno recuperare terreno tra gli elettori solo rinnovando e pensando. Per ora, invece, attaccano e delegittimano. Difendono un consenso che vacilla molto.
Il M5S ha il suo programma e lo hanno i singoli candidati. Non vi convince? Troppo fumoso o confuso?
Contribuite, allora. Partecipate e intervenite. Impegnatevi in prima persona, spendetevi.
Le idee non hanno bisogno del finanziamento pubblico per imporsi. Solo di sostanza.