La Nota Politica dei VentenniCongiura in Vaticano: la pista giusta è sempre quella dei soldi. Tutto cominciò con quella normativa antiriciclaggio…

Tutto comincia dalla Legge Antiriciclaggio Vaticana e non sappiamo quando finirà (Gianluigi Nuzzi) Echi di tempi bui e lontani rimbombano Oltretevere e lasciano spazio alle analogie. All'analisi ...

Tutto comincia dalla Legge Antiriciclaggio Vaticana e non sappiamo quando finirà (Gianluigi Nuzzi)

Echi di tempi bui e lontani rimbombano Oltretevere e lasciano spazio alle analogie. All’analisi lucida di un ricorso continuo della storia.
Il passato torna a conquistare, prepotente, la scena di un presente, che da esso non riesce ad affrancarsi mai del tutto.

Quello che sta accadendo in questi giorni in Vaticano è il punto di rottura di un equilibrio precario e pericoloso, quello fra dogma e denaro. L’intreccio inestricabile e mai compiuto fra la verità dogmatica e la realtà finanziaria, fra la fede nel Cristo e quella nella finanza. Si sta consumando l’ennesimo atto dello scontro continuo fra culti: il cattolicesimo contro un dio minore. E non sappiamo ancora chi avrà la meglio.

Era il 30 dicembre 2011, quando il Pontefice Benedetto XVI, conscio, perchè memore di un passato di vergogna e scandali che aveva vissuto, della necessità di riformare la gestione del potere temporale della Chiesa, aveva posto, con la sollenità e l’audacia della novità sperata, la prima pietra del rinnovamento. Una posa clamorosa, che avrebbe voluto, nelle intenzioni del Papa, avviare la Chiesa verso un cammino di trasparenza e limpidezza. Per questo, aveva emanato la Normativa antiriciclaggio Vaticana, la prima di cui si fosse dato lo Stato della Città del Vaticano e sotto molti aspetti più innovativa di quella europea da cui prendeva le mosse.

Da qui fino ad oggi, un acuirsi continuo e sotterraneo di tensioni e conflitti interni, che hanno portato all’inevitabile clamore mediatico. Non bastava l’arresto del presunto “corvo”, al secolo Paolo Gabriele, assistente di camera del Pontefice, accusato di furto aggravato per aver diffuso documenti e corrispondenze riservate. A rendere più fosco il quadro, ha infatti contribuito l’approvazione della mozione di sfiducia, da parte del consiglio di amministrazione, del Presidente dello Ior (Istituto Opere Religiose, ndr), Ettore Gotti Tedeschi.

Il recente dimissionamento coatto del banchiere cattolico permette di capire che la giusta chiave di lettura non è quella cospirativa, bensì quella finanziaria. Nella Banca Vaticana affondano le radici del problema, della lotta intestina e di potere che sta coinvolgendo le massime gerarchie del Vaticano. Una guerra di finanza, che all’ombra del Cupolone, nulla ha a che vedere con la fede.

Alcune pagine della storia giudiziaria, politica e per certi versi “criminale”, dello Ior, di fatto la banca dello Stato Vaticano, ma piegata a fini illeciti e al riciclaggio dei soldi della criminalità mafiosa e non, sono state già scritte quasi trent’anni fa, quando Sindona, Calvi, Marcinkus e Calò non erano solo nomi del passato.

Una storia finanziaria, quella dello Ior, di opacità e di collusione. Di tangenza e sodalizio a fini di lucro. Di opere, che avevano deviato dal dogma del culto, per venerare un dio minore ed eretico: il denaro.
La congiura è in atto e delle trame di Palazzo se ne sentono i contraccolpi attutiti sotto i drappi di stole candidi. Soffocati sotto il peso dei sacri soffitti.

Se c’è del marcio, come ha scritto Massimo Franco dalle Colonne del Corriere della Sera, esso è il frutto dell’allontanamento dalla morale cattolica e dal seducente avvicinamento alle lusinghe della finanza. Sappiamo che uno scontro è in atto: ne conosciamo una parte, il Pontefice impegnato nell’opera di pulizia e trasparenza, e la sua avversa, il Segretario di Stato Tarcisio Bertone che sta cercando di ostacolare in tutti i modi il nuovo corso avviato.

Sappiamo anche chi è stato sacrificato sull’altare della ragion di Stato: Monsignor Viganò, ex Presidente del Governatorato, che aveva informato il Papa dell’ostruzionismo di Bertone, e, allo stato attuale, Gotti Tedeschi, neo sfiduciato Presidente dello Ior.

E’ un gioco al massacro e un sottile rompicapo, una congiura dalla trama apparentemente inestricabile. Possibile che “l’assassino” sia sempre il maggiordomo. Capro espiatorio o specchietto per le allodole?

Comunque sia, la pista da seguire è quella dei soldi. E loro sono pur sempre uomini…

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