Chissà se agli operai dello stabilimento di Termini Imerese, che occupano la locale sede dell’Agenzia delle Entrare da qualche decina di ore, basterebbe un bel caffè per tranquillizzarsi. Marchionne potrebbe provare a regalare qualche buono-tazzina da consumarsi al nuovo scintillante Fiat Cafè di Hong Kong!
Scherzi a parte, perto nel febbraio 2012, il locale brandizzato Fiat è presto diventato di culto per gli abitanti dell’isola che adorano tutto quello che di italiano porta nome, gusto e origine. Ubicato a Causeway Bay, una delle aree piú vivaci di Hong Kong il caffè made in Torino sfoggia in bella vista una Cinquecento fiammante, proprio sulla vetrina d’ingresso.
Ovviamente non si tratta di un bar – di quelli piccoli, deliziosi, senza pretese che animano le vie delle città tricolore e di cui sento la mancanza dopo mesi di locali alla moda e caffè annacquati – ma di un ristorante/showroom ed entrare per bere una semplice tazzina di un buon caffè resta una lontanissima utopia. In primis perché verrete accolti da meni trasbordanti esotiche rivisitazioni di piatti della tradizione nostrana – come le pere cotte in sciroppo di cannella e salsa di ricotta o panini con salame e pesto – e ordinare un espresso è vista come una barzelletta, esotica pure quella. E di certo l’esperienza ‘caffeinosa’ non sarà esaltante.
Si, perché nonostante Fiat abbia deciso di affidarsi a Illy per quanto riguarda il prodotto primario purtoppo a Hong Kong puoi avere i chicchi piú buoni e pregiati del mondo ma il risultato non è scontato: i fattori che incidono sono dei piú vari, due fra tutti, fondamentali sono le persone e l’acqua. Ovvero l’acidità dell’acqua e del barista che, seppur con un bel sorriso simpatico, resta impotente davanti al dato di fatto. Così, anche la visita a questo locale – seppure spinta da patriottico spirito automobilistico – non corrisponde alle aspettative.
Viste le notizie che arrivano dalla casa madre – che di caffè sul serio penso ne sappia davvero poco – mi ha fatto un po’ specie entrare e vedermi circondata dal marchio che tutti noi associamo, chi benevolmente e chi amaramente, alla nostra storia industriale e non solo. Ignoranza mia che non sapevo che la Fiat di locali come questo ne ha già aperti altri tra cui India e Stati Uniti con operazioni di co-marketing spesso portate avanti con hotel in loco, come nel caso di Hong Kong (il locale si trova al pian terreno di un albergo abbastanza prestigioso). Gli esperti la chiamano differenziazione, a me sembra solo sopravvivenza oppure, volendo dare un occhio al recente passato e prevedendo un fantascientifico futuro, mi vien da dire preveggenza geniale.
Magari tutti i malanni della Fiat, quella che produce automobili, potrebbero scomparire superando la crisi con milioni di chicchi di caffè…simbolo anche questo dell’Italia da bere e da esportare. Scherzi a parte, e non me ne vogliano i cassaintegrati, l’idea che un’azienda come la Fiat possa diversificare non mi dispiace. Certo non penso alla linea di abbigliamento trendy creata da Lapo o a tutte le altre aziende partecipate di cui non conosco nome e tipologia merceologica!
Mi aspetto feroci commenti da chi di economia ne sa – o da chi odia i ‘pezzi di colore’ e pensa che questo spazio debba essere usato meglio – ma per chi, come me, ama bighellonare in giro per il mondo alla ricerca di storie a lieto fine e luoghi curiosi lasciatemi dire che sulla via di casa, dopo aver digerito il Fiat-Illy caffè a fatica e aver rimpianto il non aver ordinato l’esotico “Lava Mocha Deluxe”, sono incappata in una Mini Cooper in salsa di caffè italiano. Mini dans La Ville è un caffè – si veda sopra per la giusta definizione made in Hong Kong – in cui l’auto in vetrina non è che il simbolo della grande passione del proprietario per questo tipo di auto e per The Italian Job, il film culto girato usando appunto le Mini per compiere un roccambolesco furto.
Ovviamente non mi sono lasciata sfuggire l’occasione e la possibilità di recuperare quel senso di ‘casa’ che un buon caffè ti potrebbe dare. In questo caso specifico, la sorpresa è stata doppia: un espresso piú che degno di tale nome e la scoperta della marca Trucillo. Mi scuseranno i proprietari di questa azienda/torrefazione situata nella bella Salerno – come mi racconta il loro sito internet – ma non ne conoscevo l’esistenza in quanto in giro per il mondo se non è Illy è Lavazza…e quante volte ho pensato che il ‘mio’ pugliese caffè Quarta o il veneto Pellini potessero essere un vessillo tricolore mondiale -magari lo sono ma non ho ancora scoperto in quale Paese e se qualcuno lo sa, per favore scriva nei commenti! –
Risultato della giornata: amarezza targata Fiat, un piacevole incontro e notte insonne per i troppi espressi!