#InnovazioniGovernance dell’innovazione pubblica

E' ormai diffusa opinione che il governo dell'innovazione pubblica è troppo frammentato tra enti, dipartimenti, agenzie, società e ministeri. Fino a qualche anno fa, prima del ciclone Brunetta, ave...

E’ ormai diffusa opinione che il governo dell’innovazione pubblica è troppo frammentato tra enti, dipartimenti, agenzie, società e ministeri. Fino a qualche anno fa, prima del ciclone Brunetta, avevamo il CNIPA che dava la parvenza di avere una visione unitaria.

Le proposte sul tavolo di questo governo sono diverse e articolate, a partire da una agenzia che unisca le diverse comptenze sparse tra Ministero dello Sviluppo, Ministero della Istruzione, Università e Ricerca e Presidenza del Consiglio.

Una proposta organizzativa sulla governance dell’innovazione deve avere come obiettivi la razionalizzazione ed efficienza dell'”esercizio” dei sistemi informatici di tutta la PA e creare una domanda pubblica qualificata che sappia spingere il mercato verso nuovi e più sofisticati prodotti e servizi esportabili anche all’estero.

La governance dell’innovazione pubblica deve recuperare efficenza tagliando i costi dove le attività sono a minor valore aggiunto per recuperare risorse e concentrarle dove i prodotti sono più sofisticati. La somma, è meglio dirlo chiaro, non deve comportare una minore spesa in IT semmai il contrario, sicuramente una spesa migliore.

Una proposta si può articolare intorno a quatro pilastri: funzionamento, sviluppo, architetture e standard, audit.

Funzionamento

Andrebbe riunificata tutta l’infrastruttura informatica dei diversi ministeri, enti e società pubbliche strumentali (CONSIP, SOGEI). Mettere tutto l'”esercizio” informatico sotto una società pubblica (può essere SOGEI) nella quale vengono inseriti tutti i datacenter e le persone impiegate nell'”esercizio” dei sistemi. Sarebbe troppo lungo per questo articolo descrivere come riorganizzare i servizi per migliorane efficienza ed efficacia, dico solo che applicando le best practices internazionali si può fare moltissimo. Visto che la gran parte del budget viene speso su queste attività si recuperebbero enormi risorse, si eviterebbero duplicazioni di acquisti di hardware e di infrastrutture (è da notare che la spesa pubblica IT della PA in gran parte è di hardware, che è più immediato comprare, e si concentra alla fine dell’anno per la nota pratica di spendere tutti i soldi per non rischiare di vedersi tolto il budget e spenderli in hardware che non richiede grande lavoro nei capitolati di gara). Concentrare tutto l’esercizio elimina le duplicazioni nei ministeri e tutte le cattive pratiche clientelari. Concentrare l'”esercizio” in mano pubblica significa evitare che aziende IT vivacchino facendo pagare canoni e “bollette” alla PA senza dare nessun valore aggiunto (come in alcune pratiche sbagliate di outsourcing). Poiché la PA comunqe deve mantenere in efficenza il proprio sistema è corretto che lo faccia direttamente, così come fa molte altre cose ogni giorno. Questa struttura gestirebbe l’helpdesk informatico di tutta la PA.

Sviluppo

In un’altra società si concentrano gli acquisti di nuovi software e servizi (potrebbe essere CONSIP). La società dovrebbe essere dotata di nuove e ulteriori competenze professionali qualificate che gestiscano i progetti e disegnano le analisi e i modelli delle varie appplicazioni, mentre l’esecuzione viene messa a gara (per esecuzione non intendiamo solo programmatori ma progetti compiuti che rispettano però le specifiche e le regole di architetti e Program Manager pubblici). Compito di questa CONSIP è quella di promuovere l’utilizzo di nuove tecnologie e servizi per rispondere a bisogni sempre più sofisticati, imponendo ai fornitori di lavorare secondo regole pubbliche e non in base ad interessi privati. Ovviamente questa società non dovrebbe avere come driver il “massimo ribasso” ma la massima qualità e innovatività. Questa CONSIP dovrebbe anche fissare i requisiti minimi di formazione e gestione del personale delle società private per essere “certificata” alla partecipazione alle gare (ad es. alcuni programmi di formazione minimi, certificazioni internazionali, contratti a tempo indeterminato, tariffe minime per il personale), evitando così società che non sono all’altezza o imprenditori che sfruttano il lavoro facendo concorrenza sleale ad altre imprese.

Audit

Un soggetto in grado di eseguire audit indipendenti su come sono gestite e governate le attività e i progetti. Un soggetto che potrebbe essere alle dirette dipendenze della Corte dei Conti e che si configura come un servizio ispettivo in grado anche di rimuovere persone con comportamenti scorretti o società che eseguono il lavoro particolarmente male. Questo servizio ispettivo ha il compito di predisporre una relazione annua sullo stato dell’informatica pubblica e di segnalare particolari ritardi o modifiche dei costi inaspettate, o qualità del software al di sotto degli standard prefissati. A capo di questa struttura sarebbe utile porre figure di particolare elevatura morale (potrebbero essere anche ufficiali militari o delle FF.OO.) per un periodo di non più di tre anni consecutivi. Le figure coinvolte in questa struttura sarebbero professionisti con certificazioni internazionali nell’audit dei sistemi informativi, utilizzando le best practices di settore e con una normativa che impone a chi vi lavora regole stringenti per evitare comportamenti scorretti (impossibilità di fare consulenze, verifiche sui propri redditi, ecc.). La struttura di audit deve essere in grado di richiamare comportamenti scorretti fino a rimuovere le persone incompetenti.

Architetture e standard

Viene istituita una piccola agenzia con il compito di fissare architetture e standard per tutta la PA, locale e nazionale. Questa agenzia sarebbe aperta al mondo universitario e della ricerca e procede con consultazioni pubbliche. L’obiettivo è quello di analizzare le migliori pratiche internazionali e definire, ove necessario, nuove architetture e standard al fine di spingere tutto il settore dell’innovazione ad anticipare tecnologie e tendenze dell’innovazione. L’agenzia prende provvedimenti dopo aver raccolto le esigenze degli enti pubblici coinvolti attraverso il coinvolgimento delle strutture informatiche presenti sul lato della “domanda”. Questa agenzia dovrebbe essere il luogo per sperimentare il Crowdsourcing a livello diffuso, promuovere la raccolta di suggerimenti e idee.

Gestione della domanda

Vicino a chi chiede servizi e applicazioni (ministeri ed enti) rimarrebbero solo gli informatici con competenze specialistiche su quei settori (i cosidetti “funzionalisti”), quelle persone che conoscono così bene i temi dal punto di vista generale e che sono fondamentali nella progettazione di nuovi servizi e nel loro sviluppo. Queste figure vengono potenziate con competenze di gestione progetto.

Da ultimo, come elemento generale, viene fissato un criterio di “mobilità forzata” che imponga ad ogni figura apicale di essere rimossa dal proprio incarico obbligatoriamente dopo cinque anni (indipendentemente dai suoi risultati anche se i migliori sarebbero premiati con altri incarichi nella innovazione della PA). In questo modo si evita che si possano creare “cricche” o rapporti eccessivamente consolidati nei diversi posti di responsabilità, favorendo il ricambio e l’innovazione. Questo provocherebbe un po’ di scompiglio all’inizio ma consentirebbe di avere una omogenenità di gestione tra diversi compiti e un innesto di buone pratiche tra diversi enti dello Stato. Questo meccanismo, oltre a consentire una certa mobilità nel settore, consente ai professionisti di passare dal settore pubblico a quello privato e viceversa promuovendo una certa cross-fertilizzazione di competenze.

Per realizzare questo modello bisogna anche pensare ad un contratto per gli informatici della PA che tenga conto della loro trasversalità e che promuova una omogeneità di trattamento.

La proposta risulta probabilmente schematica (ma d’altra parte sarebbe difficile articolarla nei particolari in un articolo e, in quanto proposta, meriterebbe una discussione ampia) ma presenta quei meccanismi di “checks and balances” che consentono di evitare irrigidimenti organizzativi e “strani” connubi tra ruolo e persona tipici della PA. Se avessimo applicato un criterio di questo tipo sui lavori pubblici non ci saremmo trovati Balducci con tutti il suo potere concentrato in poche mani.

Questo ci porta a dire anche che non c’è modello organizzativo senza etica. Nessuno pensi di organizzare qualcosa se le persone scelte a realizzare gli obiettivi, come moderne Penelope, di giorno lavorano a costruire e di notte si adoperano con tutta l’anima a distruggere. La selezione delle persone è il vero nodo cruciale, l’organizzazione è lo strumento per rendergli la vita più semplice e fare in modo di potersi concentrare su ciò che è più importante e utile.

E’ chiaro che per realizzare una simile idea è necessario razionalizzare tutte le strutture informatiche sparse un po’ dappertutto nella PA e ognuna con l’idea di essere la migliore in assoluto. Si tratta di concentrare le forze e le energie. E’ anche necessario mettere in conto un certo numero di anni per portare a termine le attività e una resistenza abbastanza forte da parte dei potentati interni alla PA e delle forze lobbistiche esterne. Mi aspetterei di tutto, dai finti malfunzionamenti a ricorsi legali e richiami al “libero mercato” (che spesso qualcuno lo definisce libero quando è in mano agli “amici”).

Come italiani abbiamo bisogno di diventare molto diversi da come siamo oggi, dobbiamo mantenere la nostra anima buona e la nostra capacità ma dobbiamo liberarci dal peso che ci affonda. Questo si può fare solo se mettiamo al centro gli interessi generali con la consapevolezza che sono anche i nostri interessi particolari, che gli uni lavorano a rafforzare gli altri. La citazione di Toqueville sull'”interesse ben inteso” è d’obbligo. Questo è il momento giusto per prenderne coscienza e fare.

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