Quello che non c’èOra che non so più

Ora che non so più nemmeno da che parte sto, perché libro sui miei stessi dubbi, ora che non so più da che parte stare so però che non esiste nessuna parte in cui sia giusto, stare, ma soltanto par...

Ora che non so più nemmeno da che parte sto, perché libro sui miei stessi dubbi, ora che non so più da che parte stare so però che non esiste nessuna parte in cui sia giusto, stare, ma soltanto parti in cui si sceglie, di stare.

La Torre Galfa occupata da Macao, un affascinante progetto (un grattacielo/laboratorio culturale) che parte da una intraprendente protesta (perché continuano a costruire Lapidi Urbane, quando ci sono un sacco di Ruderi Fantasma?) in una città in cui, secondo quanto aveva promesso il Sindaco prima di essere eletto, non avrebbe dovuto essere necessaria una occupazione del genere. Eppure, è necessaria, anche se poi la protesta/iniziativa è supportata pure da mele morsicate e da banane, oltre che dalle esigenze espressive.

Eppure io non so da che parte sto, perché la polvere mi gratta in gola, e la folla mi fa tremare, e se fuggo senza dire nulla è solo perchè provo disagio, non rifiuto, io non so più cosa rifiuto. Perché in fin dei conti l’importante è che si parli, avere la sensazione di trovarsi in un tessuto vivo, e non adagiati in un camposanto intellettuale.

Ora non so più nemmeno da che parte sto, ma non è un’affermazione della qualunque, perché non è che una parte vale l’altra, è che non c’è parte che valga, bensì solo parte che volge. Quando ti abitui a subire tradimenti, non è neanche che non ti fidi più. E’ una rassegnata consapevolezza, o forse neanche rassegnata, soltanto consapevole che le regole sono diverse da quelle che ti hanno insegnato con la teoria, e allora in pratica non capisci più nemmeno da che parte stare. Resti fermo a guardare, ad aspettare, come gli zombi rapiti dai fuochi d’artificio di Romero.