#InnovazioniTecnica e Politica. Il caso di Quintarelli all’AGCOM

In questi giorni la rete italiana, quel mondo semi-virtuale che siamo noi sui social network, ha aderito alla candidatura di un "tecnico" alla presidenza dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunic...

In questi giorni la rete italiana, quel mondo semi-virtuale che siamo noi sui social network, ha aderito alla candidatura di un “tecnico” alla presidenza dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Stefano Quintarelli è una personalità molto conosciuta e molto preparata, un informatico. Sicuramente conosce molto del funzionamento di Internet, di banda larga e di tutti i temi connessi. Personalmente ho firmato la petizione online per la sua nomina. Paragonato ai nomi che circolano, Quintarelli è una garanzia.

Tuttavia la candidatura tecnica di Stefano Quintarelli pone una questione più ampia sul ruolo dei tecnici, questione che non tocca la professionalità e la personalità che, per come lo conosco, ha Stefano Quintarelli.

Eppure, negli ultimi anni, anche i tecnici e la “società civile” non è che abbiano sempre dimostrato di essere tanto superiori alla politica. Le cronache della Protezione Civile di Bertolaso narrano di tecnici a cui la politica delegava lavoro sporco. Dietro una copertura tecnica sono state fatte diverse nefandezze. E che dire del caso di Finmeccanica, dove Guarguaglini pare avesse messo in piedi un meccanismo di favori e ricatti perfino per confermare il suo incarico? Quella dei “tecnici” al servizio e copertura “ad insaputa” della politica è una lista lunga.

Di esempi di “malatecnica” ne abbiamo diversi. Qualcuno dirà che sono sempre tecnici nominati dalla politica ma questo non fa che dar valore al fatto che il problema è della politica.

L’AGCOM in tutti questi anni è stato sempre governato da “tecnici” eppure le sue decisioni non sembra che abbiano smontato troppo il sistema di oligopolio del settore, per non parlare del mondo radiotelevisivo nel quale il duopolio è sempre solido.

Quello che è mancato all’AGCOM non è una figura tecnica, di persone competenti e tecniche ne abbiamo molte e dentro e fuori l’Autorità. Ciò che è mancato è la politica, una politica in grado di aver chiari valori etici. Una politica che si dimostrasse estranea agli interessi economici e delle lobby, capace di comorendere la vera natura dei problemi senza affidarsi a prezzolati “consulenti” dagli interessi più o meno oscuri.

Ciò che è talvolta mancato all’autorità è un profilo etico, chi non ricorda le telefonate di Innocenzi per sistemare gli interessi di Berlusconi in RAI e su Mediaset?

In realtà abbiamo avuto una politica che ha visto qualcuno che la usava come clava per difendere ed allargare i propri interessi e altri che sono stati troppo deboli nei confronti dei poteri economici. Due atteggiamenti sbagliati e non etici. Solo grazie ai politici e ai tecnici che hanno saputo tirar fuori la loro indipendenza e etica è stato possibile bloccare iniziative e provvedimenti agghiaccianti.

Sarei contento se Stefano Quintarelli andasse all’AGCOM ma credo che questo non risolverebbe nulla. Le leggi che regolano il settore le fa la politica e l’Autorità le fa rispettare, solo se cambia la politica si riesce a fare qualcosa di buono. Credo che sia quantomai opportuno che sia proprio tutta la politica ad assumersi in prima persona le responsabilità delle scelte senza nascondersi dietro ad una figura tecnica.

Ciò che è più urgente è rimettere al centro l’etica negli incarichi pubblici e privati, sostituire chi ha dato modo di essere sospettabile di averne poca. Per l’AGCOM poi è urgente che il mandato venga dato con precise e chiare indicazioni da parte della politica affinché si possa sapere se è lecito o meno censurare i blog, rafforzare le posizioni dominanti, tenere alte le tariffe per facilitare posizioni dominanti ecc.

Mi piacerebbe che la discussione e la mobilitazione delle ormai più di diecimila firme a sostegno di Quintarelli avvenisse intorno ad una chiara linea politica, non partitica, per poter affermare con chiarezza la direzione verso la quale il sistema delle comunicazioni italiano deve andare o vogliamo che vada. A questo non si può sottrarre la politica con il “solito” trucco del “tecnico” che poi dovrà sottomettersi per costruirsi una carriera post-incarico.

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