Main StreetCi salverà la Bce?

Eccovi una storiella didascalica. Ci sono due tizi seduti a un bar con vista sul Reno, nel cuore pulsante dell’Assia. Uno crede ciecamente nell’efficacia degli strumenti di politica monetaria delle...

Eccovi una storiella didascalica. Ci sono due tizi seduti a un bar con vista sul Reno, nel cuore pulsante dell’Assia. Uno crede ciecamente nell’efficacia degli strumenti di politica monetaria delle banche centrali, l’altro è scettico sugli interventi appena annunciati dalla Federal Reserve, e stanno discutendo con quella foga speciale che viene fuori dopo la quarta birra. Lo scettico dice: “Guarda che ho le mie buone ragioni per non credere nell’efficacia di queste misure. Nel 2008 guidavo una società finanziaria negli Stati Uniti e fui colpito dalla Grande Crisi che seguì il settembre del 2008, avevo perso tutto, ero senza prospettive, la turbolenza finanziaria si intensificava e così ho fatto un tentativo disperato: mi sono inginocchiato davanti alla sede della Federal Reserve a Washington e ho urlato: “Bernanke, sono sommerso dai debiti e morirò di fame se non mi aiuti!”. A quel punto l’ottimista guarda lo scettico confuso: “Allora non hai più scuse per non credere nelle banche centrali – dice – Sei qui che scoppi di salute”. Lo scettico sbuffa come se il suo interlocutore fosse il più ingenuo dei tedeschi: “Non è successo un bel niente, a parte il fatto che la mia azienda è stata nazionalizzata, ho venduto i miei buoni del Tesoro americani ed eccomi qui, a lavorare come un mulo a Bensheim”.
Il succo della storiella è che la stessa identica esperienza può assumere significati completamente diversi a seconda dell’orientamento di fondo di una persona rispetto alle cose del mondo (le vicende economiche, in questo caso) e al significato attribuito alle esperienze. La diversità nelle impostazioni ha un grande valore, soprattutto questo esse sono il risultato di una scelta deliberata, di una decisione consapevole.
Tornando a Francoforte, al cuore del Vecchio Continente, la Banca Centrale europea potrebbe effettuare un’ampia gamma di operazioni di mercato aperto, con cui acquistare o vendere titoli in contropartita con le banche, cedendo o ritirando liquidità dal mercato monetario. Evitiamo la lezioncina sull’approccio “a corridoio” storicamente usato dalla Bce per la politica monetaria nelle operazioni settimanali di rifinanziamento delle banche.
In Europa si discute, a tutti i livelli, sulla necessità di una svolta netta per superare la crisi e riportare la fiducia nei mercati finanziari. Le domanda che mi pongo, a questo punto, è la seguente: le cifre in gioco sono relativamente modeste da poter fare affidamento sollo sulle risorse del fondo salva-Stati (Efsf o Esm che dir si voglia) oppure lo stock del debito pubblico italiano è spagnolo è troppo grande per non richiedere un coinvolgimento più diretto della Bce a sostegno dei debiti sovrani?
Me lo chiedo senza l’arrogante sicurezza di chi ha in tasca la ricetta valida in assoluto, ma con la consapevolezza che il tempo da perdere in battaglie di retroguardia è scaduto e una svolta vada compiuta nella gestione della politica monetaria europea, una politica – è bene ricordarlo – unica a fronte di un gruppo di Stati non legati da un patto politico compiutamente federale.

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