Viva l’ItaliaCrocieristi stranieri, pensateci bene prima di venire in Italia

Mi sono vergognata di essere italiana. Capita, ultimamente sempre più spesso. Ho provato forte imbarazzo a stare sul treno delle 15.45 che collega Roma Termini a Civitavecchia. Pieno fin dall’inizi...

Mi sono vergognata di essere italiana. Capita, ultimamente sempre più spesso. Ho provato forte imbarazzo a stare sul treno delle 15.45 che collega Roma Termini a Civitavecchia. Pieno fin dall’inizio, tra pendolari di ritorno a casa e turisti stranieri diretti al porto di Civitavecchia per imbarcarsi. Il treno era un vecchio modello, a due piani. Almeno un vagone, quello dove ero io, aveva una parete esterna graffitata che rendeva lo spazio interno ancora più cupo. L’aria condizionata non funzionava, la maggior parte delle persone era in piedi e le lamentele in tutte le lingue che si mischiavano all’afa di ieri, hanno reso il viaggio una sorta di tortura.

Si accolgono in questo modo i turisti stranieri che vengono in vacanza nel Belpaese e che portano soldi? Mi pare che l’economia italiana se la passi male, molto male. Non credo sia opportuno schifare le entrate monetarie. Ci vuole molto per fare un piano regionale che preveda più treni per quella tratta, durante il periodo estivo, oppure molti più vagoni lasciando le stesse misere corse?

Ad ogni modo non finisce qui. Non è solo questione di accoglienza, di decoro, di mancato rispetto per quelli che scelgono un servizio di trasporto pubblico che si rivela inadeguato, di persone che grondano di sudore, che stanno come polpettine e che sono costrette a boccheggiare per respirare. Purtroppo quel treno si è anche fermato. Alla stazione di Roma San Pietro, dove salgono molte persone, ho fatto fatica a scendere, e appena sono riuscita nell’impresa si è concretizzata davanti a me una scena ridicola: persone che si accalcavano di fronte le porte per salire, solo che non potevano perché dentro non c’era più spazio.

Alle 17.30 ero di nuovo alla stazione Termini. Avrei dovuto prendere il treno per Cassino delle 17.40. Sui tabelloni lo davano in partenza al binario 19 con dieci minuti di ritardo. Vado al binario e non c’era nessun treno. «Cavolo- commento – se manca il treno i minuti di ritardo sono molti di più». Intorno alle 18.00 sento una voce annunciare che il mio treno sta partendo dal binario 22. Vado al binario 22 e sul tabellone elettronico che sta a inizio binario c’è scritto treno per Genova.

Con tutto il caldo che faceva pensavo di stare per sentirmi male e di non connettere più. Ritorno davanti al tabellone gigante e noto che aveva i treni fino alle 17.15, capisco che non funziona il sistema. Dopo 5 minuti, finalmente, una voce squillante avvisa del problema con il sistema di visualizzazione informatica, che ci sono ritardi e di prestar attenzione alla voce. Tutto in italiano, nessun omino sul posto. I turisti stranieri come avranno mai fatto per uscire da quell’incubo con 40 gradi di temperatura?

Nonostante fossi in stazione in anticipo l’ho perso il treno, ovviamente.

W l’Italia

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