Smaltita la sbornia della festa del LKDay e del conviviale “terzo tempo” fra blogger dopo la sfida del contest, torno a vestire i panni della blogger perfettina e chiusa nel mondo dei social network parlandovi di Google Plus.
Se, nonostante la noia dei programmi, la ripetizione del tormentone degli Europei di calcio e la reiterazione dei servizi sul caldo e su come affrontarlo, vi fosse capitato di tenere acceso l’elettrodomestico più diffuso nelle case degli Italiani e di guardare il suo contenuto senza fare zapping durante la pubblicità, avreste potuto vedere uno spot di Google Plus.
Non si tratta di una novità assoluta poiché già in passato l’azienda di Mountain View era ricorsa a uno spot televisivo per pubblicizzare i propri servizi in Italia. Quelli che mi è capitato di vedere riguardavano la possibilità di salvare le foto scattate con il proprio telefono cellulare sul proprio profilo di Google Plus per averle poi disponibili su tutti i propri dispositivi (funzione analoga a quella di iCloud) e gli hangout video. Chi li avesse persi li può trovare sul canale YouTube di Google Italia. Se poi volete farvi una cultura sul tema ci sono anche altri spot della durata di un minuto riguardanti servizi di Google Play non ancora disponibili in Italia. Anche Twitter, ma per il mercato statunitense e per motivi diversi poiché si tratta di un’azienda che sta ancora cercando il proprio modello di business, ha scelto uno spot per far conoscere il nuovo algoritmo di selezione degli hashtag.
Il motivo che spinge un’azienda come Google a fare pubblicità merita di essere approfondito. Alcune interessanti riflessioni sono contenute in questo post di Alessio Moretto. Provo anch’io a fare qualche ragionamento.
Il primo dato, banale, ma che vale la pena esplicitare è il fatto che per Google, un’azienda ormai con un proprio profilo istituzionale definito, la comunicazione pubblicitaria televisiva rappresenti nel nostro Paese uno strumento appetibile per farsi conoscere al pubblico. Come suggerisce Moretto, potrebbe arrivare fra breve tempo anche in Italia la funzione di ricerca Search, plus your world (ovvero il motore di ricerca personalizzato già disponibile nella versione Google.com) per cui uno scopo implicito degli spot potrebbe anche essere quello di destare l’attenzione degli Italiani rispetto a novità che sono nell’aria.
Le due features di Google Plus che vengono proposte negli spot suggeriscono una seconda linea di lettura. Si tratta, infatti, della gestione dei contenuti personali e della possibilità di fare delle videochiamate con più utenti. Da un lato mi sembra siano funzionalità comprensibili anche a un pubblico generalista come quello televisivo. Dall’altro lato mi sembra che Google Plus punti per allargare la base di utenti su funzionalità che non sono tipiche di un social network ma di altri servizi (come appunto iCloud piuttosto che Skype). Una via di accesso, quindi, ma anche di rafforzamento per motivare ancora di più chi ha già un profilo o chi magari utilizza abitualmente gli strumenti Google (dal motore di ricerca a Gmail) per farli incuriosire e far loro aprire un profilo su Google Plus. Per la cronaca, Google Plus in Italia si ritaglia una fetta di circa 1,5 milioni di utenti registrati sui 90 milioni mondiali [dati aggiornati al 18 giugno 2012].
L’idea che emerge in trasparenza e che viene raramente messa a tema è il fatto che Google Plus non sia un social network ma un “social layer”, ovvero lo strato sociale di Google. Come spiega bene questo post, benché datato di qualche mese, Google Plus è da intendersi “Google più il lato social”. La funzionalità “Local” da poco inaugurata in Italia va in questa direzione e assorbirà gradualmente la funzione Places, ponendosi come luogo dove trovare recensioni geolocalizzate di luoghi, negozi e altre attività. Google Plus Local è già stato integrato in Google Maps, per cui se da Maps vogliamo vedere le recensioni di un luogo siamo dirottati sulla relativa pagina di Google Plus Local che le contiene.
La prematura estinzione di Buzz e Wave ha quindi portato Google a spostare il terreno della contesa rispetto a Facebook e ad altre piattaforme. Tassello dopo tassello l’azienda di Mountain View sta costruendo un eco-sistema in cui gestire una pluralità di servizi e piattaforme e in cui archiviare il proprio mondo e averlo sempre a portata di click, dal mobile al desktop. Con l’arrivo della Search, plus your world questa esperienza sarà ancora più accresciuta. Da un lato è un’ipotesi interessante, perché si potranno economizzare e ottimizzare molte funzioni, dall’altra parte si apre uno scenario inquietante dove non sarà più una questione di cerchie (quelle di Google Plus) ma di un cerchio che circonda l’utente, forse senza troppe vie d’uscita.