Cosa unisce la Pietà di Michelangelo e il dentifricio che usiamo tutte le mattine? Apparentemente niente. Eppure qualcosa c’è: il marmo. Sì, avete capito bene: il marmo bianco di Carrara, celebre nel mondo, fin dai tempi dei romani, per essere materia di artisti. Da qualche tempo invece finisce anche nei dentifrici, nella carta e in molti altri oggetti di uso quotidiano. Non stiamo raccontando una performance di qualche artista contemporaneo, ma il “segno” della modernità. Della globalizzazione, si dice.
Il carbonato di calcio (CaCO3) è utilizzato per la patinatura della carta, per le vernici, per gli intonaci strutturali, per la plastica, e per i più svariati usi industriali. In natura la più alta concentrazione di CaCO3 si trova nel marmo bianco di Carrara. Che più è bianco più è puro. E più è bianco, più è affascinante. Ma questa è un’altra storia… Dicevamo che è il marmo la più importante risorsa per estrarre il carbonato di calcio e le sue cave sono il bacino ideale per l’industria multinazionale del settore che infatti ha portato i propri impianti fino nel cuore dei bacini di Carrara, capitale mondiale del marmo bianco.
I numeri sull’estrazione del marmo sono impietosi: ormai si contano più i camion provenienti dalle cave con scaglie destinate alla frantumazione per divenire carbonato puro, che i camion con i blocchi destinati ad usi certo più nobili, anche se non necessariamente artistici. I geologi dicono che è un processo fisiologico che al momento dell’estrazione si producano più scarti che blocchi. Dello stesso avviso sono gli industriali del territorio. Nessuno però dice che di questo passo le montagne dopo essere stato sventrate perderanno anche le caratteristiche distese di scaglie di marmo lungo i crinali, chiamati ravaneti; immortalati da scrittori di ogni epoca. Non pensano che di questo passo le cave diverranno soltanto bacini di estrazione industriali distruggendo la loro millenaria storia.
Pensare di distruggere la materia del David di Michelangelo per trasformarla in dentifricio non trova nessuna giustificazione economica o morale. E’ un oltraggio alla natura, all’arte e alla storia del territorio. Eppure ciò avviene costantemente. Al punto che l’Unesco ha rifiutato di dichiarare patrimonio dell’umanità le cave di Carrara perché bacini soggetti a troppi mutamenti, privi di regolamentazione chiara.
Chissà cosa ne direbbe Dante che passando da Carrara ne scrisse nella Divina Commedia:”lo Carrarese che di sotto alberga, ebbe tra ‘ bianchi marmi la spelonca per sua dimora. ; onde a guardar le stelle e ‘l mar no li era la veduta tronca”.