Il BureauItalia – Croazia, un racconto

di Germano D'Ambrosio LA TRAMA No, quando gioca l’Italia non scommetto mai. Non per fottuto patriottismo: semplicemente mi dà fastidio sapere che quella partita che io sto seguendo con cupidigia, l...

di Germano D’Ambrosio

LA TRAMA
No, quando gioca l’Italia non scommetto mai. Non per fottuto patriottismo: semplicemente mi dà fastidio sapere che quella partita che io sto seguendo con cupidigia, lacrimando e sudando, stringendo lo scontrino della giocata in mano, la sta vedendo anche il mio vicino di casa, o il tizio che abita al di là della strada, e tutto questo dannato Paese insieme, tutti presi dallo stesso furore. Ma senza averci puntato un soldo sopra, loro. Mi sento osservato, mi sembra di scopare nel bel mezzo di un cinema. Così in questi casi resto sul divano e mi sforzo di essere sereno, per lo più con l’ausilio di alcuni barattoli di birra. Fischio d’inizio. A un certo punto bussano alla porta. “Apri, dannazione, sono io. Lo so che sei lì dentro, ti prego”. Apro senza fiatare, del resto è l’approccio più cortese ricevuto nelle ultime settimane. Mi si fa avanti un tizio di cui non ricordo il nome, ma dev’essere di sicuro uno dei miei migliori amici. Ho l’alibi di essere sbronzo per poter sembrare un perfetto rincoglionito senza che questi debba farsi delle penose domande a proposito delle sue frequentazioni. Intanto Pirlo fa 1-0. “Mi ha lasciato, la troia. Lo sapevo, lo sapevo che sarebbe successo. E ora che faccio?”. Il tizio ha voglia di parlami di alcuni problemi, che evidentemente dovrebbero interessarmi. Non conosco la troia, o meglio ne conosco alcune ma non so a quale lui si riferisca. Vorrei seguire la partita, cazzo, ma lui è straziato dal dolore. Seguimi davanti alla porta del cesso – gli dico all’intervallo -, che tutta quella birra mi ha sciolto l’intestino. “Lo sapevo che c’era qualcosa che non andava in lei, ultimamente era molto strana. Oggi mi ha chiamato, mi ha detto che voleva incontrarmi. Ci siamo visti, a quel punto non ci ho capito più niente…”. Ecco, l’ha uccisa, penso io, e ora viene a nascondersi nel mio appartamento. Ma non ha le mani sporche di sangue – a occhio non mi sembra tipo da pistole o roba simile -, posso concentrarmi sul secondo tempo, ora che mi sta passando anche un po’ di sbronza e la cagata mi ha alleggerito la tensione. La Croazia assedia l’Italia come lui assedia me, pressandomi al limite dell’area del mio divano. “Cosa dovrei fare, secondo te?”, lacrima. Venire a chiedere a me consigli sulle donne, peraltro irrompendo durante una partita di calcio: quest’uomo ha già commesso diversi errori. Ne commette un altro: prende un paio di barattoli di birra dal frigo e se li scola d’un fiato. Il fatto che dopo appena dieci minuti si regga a malapena sulle gambe mi sorprende più del gol di Mandzukic, con cui la Croazia pareggia meritatamente. Usciamo da casa mia tenendoci l’uno con l’altro, barcollando, parecchio abbacchiati entrambi. Incrociamo una tizia che abita a pochi passi. “Ah signor D’Ambrosio, ha visto la partita dell’Italia insieme a un amico! Bene sono contenta, sa mi dispiace vederla sempre da solo… in queste occasioni bisogna stare in compagnia, bisogna condividerli questi momenti…”. Deve avermi scambiato per un Nick Hornby del cazzo, ma per oggi mi sta bene così.

La scena madre
A un certo punto credo di aver visto, di nuovo, dei fumogeni in campo. Non è un mio problema, sia chiaro: solo mi chiedo per quale motivo quando io vado allo stadio, per fare il mio lavoro, mi perquisiscono pure il buco del culo. E non credo di avere l’aria di uno che porta dei razzi nella custodia del laptop.

Man of the match
Chiellini, che salta a vuoto sul gol di Mandzukic. Ehi, è una mia impressione o gli stanno davvero ricrescendo i capelli, pure con una certa velocità?

RVSP
Compreresti un’auto usata da quest’uomo?