Il Bureau“La Polonia è di chi se la piglia”

di Stefano Gentile LA TRAMA Come insegna il Riposati, “la Polonia è di chi se la piglia”. Non esiste stato, tra tutti quelli che possano vantare una storia millenaria, che, in rapporto agli anni vi...

di Stefano Gentile

LA TRAMA
Come insegna il Riposati, “la Polonia è di chi se la piglia”. Non esiste stato, tra tutti quelli che possano vantare una storia millenaria, che, in rapporto agli anni vissuti, abbia avuto più periodi di sottomissione che periodi in cui i propri sudditi potessero girare per strada senza che qualche barbaro gli intimasse il tipo di mutande portare. A volte capitava che, nel mentre festeggiassero l’indipendenza e la libertà dall’oppressione di un paese a caso, un altro stesse valicando i loro confini. Non a caso, l’utilizzo migliore che si possa fare dei polacchi, senza arrecargli danno, è quello di considerarli uno stato cuscinetto, una virgola sulla cartina. E, da qui, l’illuminazione: la Polonia non esiste. Un po’ come il Molise (voi avete mai sentito qualche amico uscirsene con “eh, sono stato in vacanza in Molise, che posto magnifico!”. E non a caso mio zio dice ancora “Gli Abruzzi”, perchè quella parola proprio non riusciva a dirla). La Polonia è uno stato mentale (il Molise è lo stato mentale di chi non ha sogni), è un luogo che tutti possono raggiungere ma che quando raggiungono si pentono di averlo fatto perchè non sanno che farsene. E’ come l’Australia a Risiko, la conquisti con un solo tiro inculato di dadi, non ti serve a nulla, ma ad ogni giro ti porta un paio di armate in più. Per dire, Napoleone che se ne faceva della Polonia? Nulla. Gli serviva un passaggio per andare in Russia, cioè, come le due armate dell’Australia. La Polonia serve a far sentire grandi chiunque, serve alla propria autostima, come quando stai in un bar circondato da splendide ragazze, ma sai che gli USA non te li farai mai, che la Germania è meglio perderla che trovarla perchè poi sarà una stronza che ti rovinerà la vita e la Francia, beh, che figa la Francia, ma ha la puzza sotto il naso, figurati se sta con un pezzente come te. Poi la vedi lì, la Polonia! Certo, non sarà la più bella del locale, non sarà quella più ambita, ma c’è comunque di peggio. C’è l’Albania. C’è il Molise. E allora ti butti, perchè sai che comunque, due moine, una battuta facile e porti a casa Danzica. E subito ti senti invincibile – di contro, le polacche, sono tra le donne più fiche del pianeta, proprio per poter avere un senso in termini di esportazione.Consapevoli di tutto ciò, i molisani polacchi, che hanno nei soli Lewandowski e Błaszczykowski due giocatore degni di nota, non oppongono grandi sbarramenti ai russi, liberi di festeggiare l’anniversario dell’indipendenza alla vecchia maniera: mettendo a ferro e fuoco Varsavia durante scontri tra tifosi. Segna il 22enne Dzagoev, signor giocatore che da tre d’anni alimenta aste europee da parte dei grandi club senza mai venir comprato. Sembra che gli ex sovietici (che sarebbero immensamente più forti se solo ripristinassero la maglia CCCP) possano portare a casa un altro paese perso con la caduta del muro, dopo aver asfaltato la Cechia, quando succede l’inaspettato. Il cuscinetto, lo stato mentale, il paese che tutti conquistano e dove tutti i maschi italiani vorrebbero passare le estati (perchè a donne è tutt’altro che il Molise), si ricorda che si può anche sognare per una notte e mandare a puttane secoli di umiliazioni, di barzellette, di segregazioni, di genocidi, di luoghi comuni duri a morire e decide di alzare la testa. Lo fa armando il piede sinistro di Błaszczykowski che scaraventa una missile terra-aria (ah! avessero avuto Błaszczykowski nel ’39) verso la porta difesa da Malafev. 1-1 e vendetta millenaria compiuta, in barba a zar, soviet e oligarchi. Il pareggio è un risultato che va benissimo ai polacchi che non vedono i russi festeggiare, davanti ai loro occhi, una qualificazione anticipata. Meglio persino di una vittoria, perchè i Russi avrebbero abbandonato lo stadio incendiando i pali delle porte e le panchine, per lasciare solo terra bruciata.

Man Of The Match
Zibi Boniek, che ancora mi chiedo come abbia fatto a nascere polacco.

La scena madre
Advocaat, ingrassato enormemente dall’ultima volta che l’ho visto, ha mangiato, nell’ordine, un pollo, due porzioni di Gulash, un barile di aringhe affumicate e due chili di stufato di cervo. Solo nell’intervallo.

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La rivincita delle bionde

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