Oltre la finestraLettera Aperta al Presidente del Consiglio

Lettera Aperta al Presidente del Consiglio Signor Presidente del Consiglio, il Suo Governo non ha precedenti storici in Italia e, credo, in Europa, se non il Governo De Gaulle del 1958. Ella, infat...

Lettera Aperta al Presidente del Consiglio
Signor Presidente del Consiglio,
il Suo Governo non ha precedenti storici in Italia e, credo, in Europa, se non il Governo De Gaulle del 1958. Ella, infatti, nel Novembre scorso venne chiamato dal Supremo Magistrato della Repubblica a formare un Nuovo Gabinetto in condizioni assolutamente “speciali” dal punto di vista Costituzionale, di assoluta emergenza dal punto di vista economico, di gravità estrema dal punto di vista politico.
Il Suo Gabinetto nasce con una “legittima” forzatura costituzionale: il precedente esecutivo guidato dall’Onorevole Berlusconi possedeva una sua autonoma maggioranza parlamentare, certo frutto di transfughi da varie forze politiche, poiché la defezione dei “Futuristi” ne aveva minato la natura e la interna coesione, ma incapace di affrontare in modo strutturale i nodi che la Crisi Finanziaria Globale e l’attacco dei mercati al Debito Sovrano dell’Italia stavano sviluppando. Ella si è trovato quindi nella condizione di dover dare continuità all’Esecutivo che la precedette, espressione dello schieramento politico che vinse le Elezioni (occorre non dimenticarlo mai) ed allo stesso tempo di imporre un nuovo e diverso corso politico. Dunque continuità nella necessaria discontinuità anche per la particolarissima maggioranza politica che sostiene il Suo Governo. Maggioranza Parlamentare formata da diversità che per circa vent’anni si sono combattute e vicendevolmente delegittimate. Ella ebbe dal Capo dello Stato un doppio mandato: a) evitare che il Paese precipitasse nel baratro del default b) svelenire il clima politico e trovare un nuovo e diverso punto di equilibrio politico.
Ella si è reso perfettamente conto in questi mesi di complessa e durissima gestione della Crisi e della Repubblica che non è sufficiente Salvare l’Italia è necessario ed imperativo Cambiare l’Italia nonostante le Potenti Forze della Conservazione, i famosi e sempre deprecati, ma mai intaccati, Poteri Forti. Ovvero: l’intreccio finanziario-editoriale (dal gruppo Caracciolo al gruppo De Benedetti che dettano la linea politica del Partito Democratico ed ora si apprestano a scendere nell’arengo politico con loro liste “della Societa Civile”), i Sindacati che difendono le loro posizioni di potere (ad esempio dentro l’INPS, Mastrapasqua ne è l’esempio più eclatante) agitando strumentalmente lo spettro angoscioso e drammatico della disoccupazione giovanile di massa e del precariato abreando volutamente il fatto che il primo disegno di legge che apriva al precariato e legalizzava il caporalato fu prodotto dal Senatore Gianotti del PCI nei primi anni novanta; Confindustria che in Italia esprime un pre-capitalismo familistico quanto “parassitario” perché sempre cliente dello Stato; l’apparato Burocratico che tende sempre ed invariabilmente a riprodurre se medesimo.
Ella è riuscito con un costo sociale elevatissimo a salvare l’Italia dal baratro, anche se questo si è allargato ponendoci nuovamente in pericolo, ma il Sistema Politico dei Partiti si è, anziché risollevato dalla palude morale in cui si è impantanato, sfarinato a tal punto che Ella esprime una Maggioranza che non è più tale nel Paese Reale così che la Legittimità Democratica del Suo Esecutivo è quantomeno dubbia.
Di fronte a noi si apre uno scenario estremamente inquietante: la quarta economia continentale, cioè la Spagna, è sul punto di chiedere il bailout, e forse saremo costretti anche noi a tale ricorso d’emergenza. Gli attacchi continui da Gaza su Israele se sono funzionali a ridurre la pressione sulla Siria aumentano comunque le tensioni nel quadrante più pericoloso ed instabile dello Scacchiere Internazionale con la prospettiva che da crisi locali si passi ad un conflitto generale e generalizzato sull’intero quadrante medio-orientale, cosa che imporrebbe all’Italia una precisa presa di posizione ed un impegno anche militare per ristabilire quanto meno lo status quo. L’Unione Europea rischia il default politico prima ancora che la polverizzazione monetaria. Le condizioni drammatiche in cui versa la Grecia ed il rischio, denunciato da UBS, di governi autoritari o di una crisi civile non si sono allontanati significativamente con le passate elezioni dimostrano in modo inequivocabile la debolezza strenua dell’Europa e del suo sistema di Governance.
Signor Presidente è giunto il momento di compiere scelte forti anche violente per la sua natura di uomo di studi e di governo: a) un’operazione di sincerità pubblica in cui Ella senza giri di parole ma con la dura schiettezza dell’Uomo di Stato dichiara alla Repubblica le oggettive condizioni dell’Economia, delle Istituzioni, della Politica. B) Chieda al Presidente della Repubblica lo scioglimento delle Camere. C) si ponga alla testa di una Unione Sacra per la Repubblica e si presenti al corpo elettorale sulla base di un Progetto di Cambiamento fondato sui Principi Liberali Liberisti e Libertari capace cioè di cambiare profondamente la Repubblica dando spazio al merito individuale, alla capacità cioè di raggiungere obiettivi precisi con il minor dispendio di risorse e tempo, fondato sulla Responsabilità di fronte ai Cittadini e sulla Sussidiarietà tra i corpi sociali e gli apparati pubblici.
Con profondo rispetto
Claudio Tabacco cittadino della Repubblica.

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