E’ il Roland Garros, bellezza. L’unico Slam al mondo (complice la terra rossa) dove hanno trionfato i Pietrangeli e i Panatta, dove la Schiavone ha alzato la coppa nel 2010 e perso la finale 2011, salvo arrendersi quest’anno al terzo turno. Attenzione però, sui campi di Parigi è “nata” una nuova stella. Si chiama Sara Errani ed è appena approdata in semifinale annientando la numero 10 del mondo Angelique Kerber e diventando così la numero uno d’Italia.
Chi fino ad oggi la conosceva solo di nome, dovrà alzarsi dal divano e cominciare a informarsi. La Errani sta giocando la miglior stagione della sua carriera: nel solo 2012 ha vinto in singolo i tornei di Acapulco, Barcellona e Budapest. In doppio, al fianco di Roberta Vinci, è tra le più forti del momento: da gennaio ha alzato i trofei di Monterrey, Acapulco, Barcellona, Madrid e Roma. Con le otto coppe del 2012 si è intascata 820mila dollari di montepremi, ma soprattutto vanta una carta d’identità piuttosto favorevole laddove, alla voce data di nascita, si legge l’anno: 1987.
Tutta una carriera davanti. Eppure la Sara nazionale ha centrato per la prima volta la semifinale femminile del Roland Garros dove, in contemporanea, ottiene lo stesso piazzamento nel torneo di doppio, sempre in coppia con la Vinci. Senza contare il doppio misto affrontato col connazionale Fabio Fognini. Un vero rullo compressore, una macchina da guerra, questa bolognese che parla tre lingue ed è allenata da un coach spagnolo.
Consapevole dello straordinario momento di forma, la Errani ha deciso di giocarsi tutte le carte a disposizione, compresa quella della racchetta. Spiazzando diversi addetti ai lavori, la tennista bolognese ha stracciato il contratto col suo sponsor Wilson, pagando volentieri una penale di trentamila dollari, pur di sperimentare la nuova Babolat Pure Drive. “Un centimetro più lunga e più pesante, così diventa più pesante anche la mia palla e mi aggiunge un 20% di potenza”. Questa la sua motivazione, rivelatasi vincente nell’avventura parigina.
La trovata della racchetta, certamente anti-economica, ha rappresentato un’insperata pubblicità per il marchio francese, che sponsorizza pure Nadal e Schiavone, ma anche l’ennesima prova di determinazione da parte di una Errani sempre più ambasciatrice del tennis tricolore. Una che al talento unisce testa e grinta. Una che per vincere è disposta a tutto, anche a pagare.