A prendere per buono ciò che Bersani ha detto ieri all’Assemblea dei circoli del PD, a Roma, le elezioni politiche sarebbero imminenti: Berlusconi avrebbe infatti intenzione di far cadere Monti per andare al voto ad ottobre.
Uno scenario inquietante: innanzitutto perché con le elezioni in autunno il PD non avrebbe il tempo per fare le primarie, e questo lo sa anche Bersani, nonostante si preoccupi di ribadire il contrario.
Ma anche volendo mettere da parte ogni aspettativa al riguardo, rimane una grande incognita: i democratici probabilmente vincerebbero le elezioni, ma riuscirebbero a governare? L’attuale segretario propone un’alleanza con l’UDC:
la porta è sempre aperta per Casini: «I centristi sanno che non si può non governare con la sinistra riformista. D’altronde anche quello che sta succedendo in Europa lo dimostra: Bayrou in Francia si è spostato a sinistra. Quindi il Pd può pure vincere le elezioni, ma in ogni caso proporrò ai moderati un patto di legislatura».
Quindi la via bersaniana al (non) governo è un patto con i democristiani. Si continua a spacciare questa storiella dei “moderati”, quando il termine tra virgolette è un eufemismo per “clericali”. Da questo dobbiamo dedurre che Bersani si accontenta di vincere le elezioni, non di governare. Perché lui è perfettamente consapevole che con l’UDC qualsiasi punto minimamente progressista e libertario del programma elettorale non avrebbe alcuna possibilità di essere realizzato. Ma il problema non si pone, visto che al momento non esiste neanche il programma.
Di preti ce ne sono già abbastanza nel partito: se poi i dirigenti democratici decidono di radunare anche quelli che sono fuori, facciano pure. Il mio voto se lo possono scordare, e credo di non essere il solo a pensarla in questo modo.