Fino a ieri l’altro non sapevo nemmeno cosa fosse un biscotto: certo, mi era capitato di mangiarne fino a stare male, i miei preferiti son quelli al burro. Una goduria. Spero solo di non dover scontare i miei peccatucci con la stessa pena inferta ai golosi nell’Inferno dantesco: stesi in un lago melmoso sotto una pioggia maleodorante.
Conversando qua e là, un amico, un collega, scopro che il biscotto ha assunto accezioni tutt’altro che culinarie: biscotto è la mezza combine tra Svezia e Danimarca per eliminare l’Italia agli Europei 2004, biscotto potrebbe essere quello che ci toccherà stasera in caso Spagna e Croazia pareggiassero 2-2. La mia sorpresa di profano non ha avuto scampo. Biscotto: un dolce che diventa amaro, la sconfitta che non si digerisce troppo facilmente. Cosa induca a manipolare il risultato di una partita proprio non lo capisco, il calcioscommesse lontano anni luce dallo spirito di sana competizione.
Quale Paese sia stato travolto dallo scandalo lo sanno tutti, me compreso. L’ha ricordato a ragione un giocatore croato, Choruka: meglio che l’Italia taccia. Non foss’altro che per un sussulto di dignità. Suona quantomeno ridicolo sollevare lo spettro del biscotto per prevenire che altri svolgano una pratica comune nel nostro calcio. Ridicolo e pretestuoso, come se truccare una partita fosse un’ abitudine in qualsiasi parte del mondo. Sia mai che non si cerchi la via più comoda per raggiungere i propri interessi, il cuore peggiore dell’italianità viene fuori in queste circostanze. E’ l’assuefazione ad una pratica consueta che ci porta a veder tutto corretto con gli occhi della malafede. Il passo per uscirne, di una banalità disarmante: che ognuno faccia il proprio dovere, tifosi e giocatori.
Tanto per poter tornare a mangiar biscotti senza sentirsi in colpa.