L’informatica migranteTra browser, Grillo, Onlus e decreto Pisanu

Volevo solo verificare come stava il blog di Beppe Grillo dopo averne studiato il down. Leggerne eventuali dichiarazioni. E così facendo ho trattenuto le reticenze e aperto il suo blog, scovando in...

Volevo solo verificare come stava il blog di Beppe Grillo dopo averne studiato il down.

Leggerne eventuali dichiarazioni.

E così facendo ho trattenuto le reticenze e aperto il suo blog, scovando in home page uno di quei post messi li apposta per provocare: “I giornalisti e il browser”.

Sappiatelo, gentili lettori: browser è quel programma, sia esso Internet Explorer, Safari, o Mozilla Firefox che solitamente si utilizza per navigare in internet o aprire file con specifiche estensioni.

Esiste una sottile forma di provocazione nell’uso dei termini tecnici: lo so perché se mi capita lo faccio sempre. Serve a mettere in soggezione l’altra parte, costringerla all’uso di Wikipedia o di un dizionario, prendere tempo.

Così mi sono chiesta cosa fosse l’oggetto del contendere e mi son quindi decisa ad aprire il file .pdf del programma del Movimento 5 stelle.

Tanto per cominciare a fare un po’ di chiarezza l’aprire un file pdf non richiede un browser, ma un lettore pdf, quale ad esempio Acrobate Reader, ma non vorrei fin da subito la sensibilità di certi attivisti.

Per chiarezza premetto che oltre a fare l’informatica migante, l’esporatrice di Capitale e qualche altra corbelleria, in passato di politica ne ho macinata un pochina.

Questo mi permette di non annoiarmi leggendo un programma (allo stesso modo in cui posso sopportare convegni di 8-12 ore prendendo anche appunti) e scovare le peculiarità e lacune è una delle cose che più mi stuzzica. “Tutto deve filare e non devono esserci contraddizioni” mi hanno sempre spiegato gli anziani durante le campagne elettorali.

Insomma, un progamma elettorale, come un programma informatico richiede del testing prima di essere presentato al pubblico: c’è sempre qualcosa che non fila all’inizio. Se così non è non lo si è letto bene.

Grillo nel post sopra citato critica i giornalisti per non aver letto il famoso pdf, ma mi chiedo se in fondo non sia meglio così.

Dice che è quello lì sin dalla nascita del Movimento, dal 2009 quindi, non da ieri.

Mi era capitato più volte sotto mano, ma non considerando un elenco puntato una cosa meritevole di attenzione ne ho sempre e solo considerata una parte.

Le parole infatti sono importanti: non basta un elenco a farsi spiegazione e ad evitare le ambiguità. Ma a quanto pare è questa l’idea di Paese che il Movimento a 5 stelle mira.

Non posso fare a meno di notare ad esempio, che il movimento annovera tra i punti già conquistati

l’abolizione del decreto Pisanu

Peccato che, nel concreto, quel che si è abolito è in pratica il dover conservare, per chi fornisce il servizio di connettività, certa documentazione per l’identificazione dei fruitori del servizio. Il resto, negli effetti concreti, si è mantenuto eccome.

Penso che tutti si siano resi conto che gli hot spot in giro per l’Italia continuano a richiedere un nome utente e una password per l’autenticazione e l’accesso alla rete. Certo, ora basta richiederla utilizzando il cellulare, ma non confondiamo un processo di sburocratizzazione con la decostruzione di un impianto complessivo.

Mettere in piedi un sistema che comunque garantisca la sicurezza, dal punto di vista del controllo sulle operazioni svolte dall’utenza, continua a costare e continua ad essere un bel business per tutte le società che questi servizi offrono.

E comunque, nel frattempo quanta gente si siede sul serio sulle panchine delle piazze lottando contro i riflessi del sole sul monitor del proprio pc per sfruttare la connessione offerta gratuitamente dal proprio comune? Poca, pochissima, al massimo qualche annoiato fuorisede.

In fondo, con quel che costano i pc, perchè sottoporli al rischio di un attacco da parte del piccione di turno?

Ne potremmo parlare per ore, sul valore e sul costo di determiante operazioni di facciata, ma c’è un altro punto che nel programma in questione mi ha fatto trasalire:

Sostenere le società no profit

Ebbene sì, il punto più di peso (nel senso che più ha a che fare col tema del lavoro) nel programma economico del Movimento a 5 stelle riguarda le società non a scopo di lucro. Qualcuno gli spieghi che il mondo della cooperazione è stra pieno di ONLUS.

Chi compra i voti di chi? Com’è facile rivoltare a volte la frittata. Non a caso, proseguendo a leggere il programma, al punto Sanità non si trovano prese di posizione relative a tutti i processi di esternalizzazione e gare d’appalto per i servizi sanitari che sempre di più caratterizzano il nostro Paese. Quale modo migliore per “sostenere” le ONLUS che prendono poi in gestione servizi per anziani, minori, disabili e chi più ne ha più ne metta, spesso con condizioni contrattuali per i propri soci al di fuori dell’umana dignità?

Ora mi chiedo: sul serio i giornalisti non sanno cercare e aprire un file .pdf? No, non credo le cose stiano così.

Il fatto è che non era necessario. Non ce n’era bisogno, visto che ultimamente la politica si è tanto impregata di moralità da mettere in secondo piano il suo aspetto concreto.

Le contraddizioni che contengono le 15 pagine del M5S sono talmente tante, e la mancata posizione su temi sostanziali così evidente, la leggerezza su tante cose così banalizzante da far pensare che neppure agli elettori presunti importi poi tanto cosa contiene quel file.

L’appeal sugli elettori pare farlo chi grida più forte che chi si sofferma a ragionare di più e i giornalisti stanno su quello che, purtroppo, è il terreno del dibattito.

Scrive Francesco Piccolo sull’ultimo numero de La Lettura del Corriere della Sera:

Tra la politica razionale e la politica emotiva (l’antipolitica), la seconda vince sempre. In Italia vince ancora più facilmente, considerato che la politica razionale è scarsa e senza grandi progetti. Eppure non c’è altromodo, per un Paese, che governare con raziocinio.

Chissà che ci riesca di ricordarlo tutti. E fare quel che occorre. A partire dal pretendere che la superficialità di un elenco puntato sia parte del dibattito politico, se proprio mira a governarlo.

Vediamo che ne esce.

(Ecco, questo è il mio ultimo post per il blog contest de Linkiesta. Scusate se vi ho stressato con tweet, retweet e condivisioni varie. E forse non sono riuscita a raccontare tutto come avrei voluto. Ma almeno ci ho provato al massimo delle condizioni di partenza a mia disposizione. Grazie!)

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