Lo scontrino fiscale, a differenza dei cani e di altri animali domestici, può essere abbandonato. Ma è meglio non distrarsi, preferibile non lasciarlo sul bancone del bar dopo aver sorseggiato il caffè. Almeno se si vuole concedere un minimo di solidarietà al popolo della partite Iva. Perché molto spesso i finanzieri non conoscono le norme sulla cui applicazione dovrebbero vigilare. E tutto questo è preoccupante, se si considera che Attilio Befera – direttore dell’agenzia delle entrate nonché presidente di Equitalia – ha annunciato altri “blitz”, simili a quello effettuati a Cortina, con militari delle fiamme gialle in pianta stabile negli esercizi commerciali: una sorta di moral suasion, ma se volete di coercizione psicologica all’emissione dello scontrino. Che “battere” sul registratore di cassa sia un obbligo morale, prima che giuridico, è evidente. Non c’è nemmeno bisogno di ribadirlo. Ma vessare gli imprenditori, no, non è concepibile. La cassiera, in un bar di un centro commerciale, sa che può essere licenziata, se non rilascia lo scontrino. Ma nemmeno può inseguire gli avventori e costringerli a mettere in tasca il prezioso documento fiscale. Dite che quello che ho scritto è tutto scontato (nel senso di ovvio)? No. E’ stata necessaria una sentenza della commissione tributaria provinciale di Napoli, la n. 378 del 19 giugno 2012, emessa dalla sezione 31, per annullare una sanzione applicata dalla Guardia di Finanza e “difesa” dall’agenzia delle entrate. Una signora aveva lasciato lo scontrino in balia della raccolta differenziata, ma stoppata da un finanziere aveva prontamente dichiarato: “Ho acquistato un accendino, pagandolo un euro e 80 centesimi, mi hanno regolarmente dato in cambio lo scontrino ma io, distrattamente, non l’ho conservato”. A nulla sono servite le rimostranze dell’esercente, che tra l’altro, per inspiegabili motivi, ha ricevuto molte “visite” della GdF a differenza di colleghi che, nello stesso centro commerciale, non sono mai stati onorati dai controlli dei finanzieri. L’aspetto più inquietante, sul quale sarebbe probabilmente necessario un approfondimento “interno” da parte della stessa Finanza, è che la presunta violazione sarebbe avvenuta il 9 agosto 2011, mentre il “verbale” di contestazione è datato 13 agosto. In pratica, il solerte finanziere, quasi come se si trattasse di una questione personale, si è preoccupato (a cavallo di Ferragosto!) di tornare in caserma e chiedere che una pattuglia andasse a punire l’imprenditore a distanza di quattro giorni dal “reato”. I difensori del contribuente hanno scritto di una “proiezione astrale”, in base alla quale le fiamme gialle hanno ricostruito ex post quello che è accaduto. E’ vero, siamo ancora al primo grado di giudizio, nulla è definitivo. Ma il direttore Befera, su queste vicende, perché non organizza un blitz?
Giuseppe Pedersoli
1 Luglio 2012