Una giornata importante quella di oggi per il mondo dell’editoria italiana. Si riuniscono infatti in contemporanea i consigli d’amministrazione della Rcs e del Sole24Ore per esaminare i conti semestrali. ma più che i numeri della prima parte dell’anno, che comunque si annunciano secondo i ben informati negativi, i consiglieri delle due società saranno chiamati a valutare e decidere sul futuro della carte stampata, uno dei principali asset per entrambi i gruppi, e comunque quello politicamente predominante. la pubblicità, una delle fonti primarie di ricavi dei quotidiani, sta infatti svanendo, e ora in Italia, come nel resto del mondo, gli editori si devo interrogare sul modello di business. In particolare, chi si occupa di conti, deve decidere se valga ancora la pena drogare e gonfiare i quotidiani per mostrare i muscoli e sedurre qualcuno, ovvero gli investitori pubblicitari, che non ha più la voglia e forse nemmeno la possibilità di essere sedotto.
E qui viene il difficile, perché gli amministratori si trovano dall’altra parte della barricata la forza politica dei direttori delle testate, che sono tetragoni nel non voler diminuire né la foliazione né la tiratura dei propri giornali. eppure i numeri parlano chiaro, rese e copie a sostegno incidono in modo pesante sui conti del gruppi editoriali, affossandone i già precari bilanci. per rimanere nell’ambito di quanto verrà esaminato domani, la corazzata della Rcs, il Corriere della Sera, tira in media 609 mila copie e ne vende 474 mila, con una resa di 135 mila copie al giorno. Il sole24ore, quotidiano della Confindustria, ha un reso di 68 mila copie su 331 mila vendute. a questi dati vanno aggiunti quelli delle copie a sostegno, ovvero in abbonamento gratuito, che ammontano a 95 cinque mila per il Corriere e a 45 mila per il Sole.
Facile dunque capire che il modo per migliorare i bilanci sarebbe quello di diminuire la tiratura e eliminare le copie a sostegno. ma questa misura, specie se presa in modo unilaterale da solo un gruppo editoriale, farebbe precipitare in classifica le vendite del quotidiano di riferimento, e troverebbe l’opposizione feroce del direttore. la diminuzione delle copie potrebbe essere parzialmente assorbita dall’aumento dei lettori sul web, ma su questo punto i vertici dei quotidiani sono molto dubbiosi.
La situazione dei due gruppi, su questo punto, è però diversa: al timone della Rcs c’è da poco più di un mese Pietro Scott Jovane, giovane manager voluto dal duo John Elkann-Renato Pagliaro dopo il blitz in patto di sindacato che ha causato l’uscita di Diego Della Valle. Scott è arrivato da poco e a quanto si dice in via Solferino la sua partenza non è stata in discesa. nonostante il Corriere non fosse certamente il suo primo punto in agenda, in un gruppo dove periodici e libri stanno segnando il passo, sembra che i problemi maggiori gli stiano arrivando proprio dal quotidiano. Scott sta infatti immaginando una ristrutturazione, e subito ha trovato l’opposizione su tutta la linea da parte di Ferruccio de Bortoli, potente direttore del quotidiano milanese. Scott conta sul fatto che il proprio mandato fosse chiaro fin da subito agli azionisti, ma è certo che da un frontale con de Bortoli potrebbe non uscire indenne, nonostante la certa protezione di Elkann e Pagliaro.
Al Sole24ore l’aria che tira è invece diversa. pare che nei giorni scorsi ci sia stato sul tema copie a sostegno uno scontro acceso fra il presidente del gruppo editoriale Giancarlo Cerutti e il direttore Roberto Napoletano. qui però gli equilibri sembrano essere diversi: Cerutti è infatti un presidente in scadenza (con il bilancio 2012) e non espressione dell’attuale numero uno di Confindustria Giorgio Squinzi; deve quindi fare i salti mortali fra i conti difficili del gruppo da lui guidato e l’ostilità del direttore a qualsiasi taglio che riguardi il quotidiano. Napoletano sembra fra l’altro aver fatto breccia nel cuore di Squinzi. Al sole24ore è stato da poco approvato un piano industriale, però precedente all’attuale crisi, e quindi Cerutti ne avrebbe chiesto all’amministratore delegato Donatella Treu una revisione, che non potrebbe non andare a toccare la parte più debole del gruppo, ovvero il quotidiano. ma la vera domanda che si fanno in via Monterosa è se oggi Cerutti sia più forte di Napoletano, e i bookmakers scommettono sul contrario.