Lo scorso fine settimana Bruxelles è tornata ad essere il cuore pulsante del mondo, per via del vertice e dell’accordo “salva-euro”. La capitale belga ha rivoluzionato la propria immagine di luogo piatto e sonnolento per dedicarsi alla ripresa europea e, in particolare, alla stabilizzazione dei mercati finanziari. E’ stata la crisi recente a porre le base per un cambiamento: la comunità finanziaria ha messo sotto pressione il debito sovrano dei paesi periferici di eurozona, mentre le leve di comando della politica finanziaria stentavano a spostarsi dagli Stati membri a Bruxelles.
Bruxelles ha salvato il mondo? No di certo, e il meccanismo “raffredda spread” concordato dai leader europei sembra essere efficace solo in teoria. Ciò essenzialmente per due ragioni:
b) l’Esm (il fondo salva-Stati che tramite l’agente Bce effettuerà gli acquisti di titoli di Stato allo scopo di rendere sostenibile il costo di rifinanziamento del debito pubblico quando sostenibile non è) non avrà licenza bancaria, cosa non da poco perché esso non sarà in grado di rifinanziarsi presso Bce come fanno tutte le banche (i tedeschi non hanno accettato questa “evoluzione” del meccanismo di stabilizzazione, poiché avrebbe violato il divieto della Bce di finanziare gli Stati)
b) pertanto, l’Esm a regime dispone di 500 miliardi di euro, cui vanno sottratti 100 miliardi destinati alle banche spagnole. OK? Basteranno 400 miliardi per raffreddare i rendimenti di BTp e Bonos se del caso? Tanto per stabilire un termine di confronto, in poco più di 18 mesi Bce ha comprato sul mercato debito sovrano dei paesi periferici europei per 200 miliardi.
Se tutti i desk del mondo “attaccassero” BTp e Bonos, come farebbe l’Esm nelle attuali condizioni a portare i rendimenti su livelli sostenibili?
Spagna e Italia hanno circa 200 miliardi di debito pubblico da rifinanziare nel 2012, che salgono a 590 miliardi nel 2013 e a 580 miliardi nel 2014. Dato che, per Statuto, l’Esm può comprare non più della metà delle emissioni nel mercato primario, a conti fatti le risorse del fondo sarebbero prosciugate entro l’inizio del 2014, anche nell’ipotesi di scuola in cui il fondo salva-Stati si dedicasse esclusivamente al debito italiano e spagnolo, senza comprare altro e senza assistere altri paesi.
Morale: Spagna e Italia avrebbero di fatto guadagnato tempo per finire i compiti a casa.
Ma la vera domanda è: poco meno di due anni è un tempo sufficiente per implementare le riforme strutturali, ristrutturare le economie, riguadagnare competitività e tornare alla crescita sostenibile?
2 Luglio 2012