Avete mai contato gli oggetti che possedete? Quanti di essi utilizzate ogni tanto o persino mai? I nostri sgabuzzini sono pieni di roba inutile, vecchia o inutilizzata perché indotti all’acquisto inconsapevole: «Costa poco, perché non comprarlo?» si dice(va) spesso, oppure «C’e l’ha il mio amico perché non dovrei averlo io?» con questo approccio (di cui si potrebbe lungamente disquisire) si riempiono le case di oggetti inutili.
Alcuni scienziati hanno calcolato che il quantitativo di oggetti posseduti è raddoppiato negli ultimi vent’anni a fronte di una pubblicità sempre più invadente che induce all’acquisto inutile. Tuttavia in alcuni contesti questo approccio diviene opposto: invece di acquistare altri oggetti si sceglie di condividerli, scambiarli o di prestarli. Questa filosofia di vita comincia a diventare conveniente grazie al supporto di internet e ad un vero e proprio cambio di paradigma.
Il martello è un oggetto che un po’ tutti possediamo a casa nell’ipotesi in cui abbiamo bisogno di piantare un chiodo, ma per quanti minuti viene utilizzato realmente in trent’anni o più di possesso? E quanto spazio occuperà in garage, a casa o nello sgabuzzino? Ha senso acquistare un oggetto che verrà usato per pochi minuti nell’arco di un’intera esistenza? Certamente no… Sarebbe più utile scambiarlo con un altro oggetto oppure chiederlo in prestito ad un vicino con l’hobby del bricolage. Ma con la stessa logica si potrebbero scambiare anche libri o persino ortaggi provenienti dal nostro orto di casa, dove le eccedenze verrebbero cedute in cambio di altri prodotti.
Ben più famoso è il caso del car pooling, dove si condivide lo spazio libero in auto per dividere le spese della benzina in una certa tratta. Ma si potrebbe persino affittare la propria auto nei tempi morti quando potrebbe generare reddito e nel contempo ridurre il parco auto in circolazione.
Queste avanzate forme di condivisione rientrano in un mutato approccio al possesso che tutt’oggi (in Italia) non possiamo attuare per mancanza di strumenti, ma che in tanti sarebbero disposti a prendere in considerazione. E cosa significa ciò se non un segnale evidente che il post-consumismo sta andando oltre il tradizionale rapporto di proprietà? Ciò che sta avvenendo è la percezione di quanto sia effimero il piacere del possesso e di quanto sia conveniente la condivisione. Resta solo uno scoglio, quello del tramite, (che sarebbe indubbiamente internet) strumento molto utile che tuttavia soffre di un’eccessiva frammentazione. Esiste un sito del baratto, uno per il car pooling, in alcune città anche per gli orti condivisi, ecc. Ma non esiste una piattaforma comune dove identificare il proprio profilo proprio come si farebbe con Facebook, un sito dove si possono identificare degli oggetti da condividere scegliendo la forma più opportuna. Ma non solo, sarebbe utile scoprire tramite la geolocalizzazione quali vicini di casa sono disposti a condividere qualcosa. Un utilizzo simile di internet faciliterebbe le relazioni umane, creerebbe uno spirito di vicinato e di collettività, eviterebbe sprechi e farebbe risparmiare parecchi soldi specie in un frangente di contrazione economica.
Mi piacerebbe convertire questa idea in realtà, (è una cosa che sogno da tempo) pertanto avanzo una proposta: se uno o più lettori fossero interessati a sviluppare una piattaforma simile contattatemi, unendo le forze si potrebbe costruire qualcosa di nuovo…